Il Civico Museo Archeologico Iulium Carnicum, inaugurato nel 1995, offre una sistemazione definitiva ai numerosi reperti provenienti dalle indagini finora effettuate a Zuglio, piccolo centro della Carnia situato a pochi chilometri da Tolmezzo.
Il materiale era precedentemente conservato presso un antiquarium locale che, come risulta da una serie di documenti manoscritti, esisteva già agli inizi dell’Ottocento, epoca in cui ebbero luogo i primi scavi regolari per iniziativa del Commissario di guerra del Regno d’Italia.
Il Museo, che ha sede in un edificio storico di proprietà comunale restaurato dopo il terremoto del 1976, si propone di dare al visitatore una panoramica dello stato attuale della ricerca archeologica in Carnia, con particolare riguardo alla realtà di Zuglio, dove le indagini archeologiche hanno consentito di portare alla luce importanti monumenti dell’antica Iulium Carnicum.
La superficie espositiva del piano terra si sviluppa in un percorso che ha lo scopo di far conoscere il territorio gravitante nell’antichità su Zuglio.
Una serie di pannelli didattici ed alcune cartine di distribuzione dei siti archeologici accompagnano i reperti che da diverse località della Carnia sono confluiti nella raccolta civica. Si tratta di materiale di notevole interesse, frutto di ritrovamenti occasionali e di scavi sistematici, che si riferisce ad un ampio arco cronologico compreso tra l’età preistorica e quella altomedioevale.
Nella sala dedicata all’età preromana (sala 1), riallestita nel 2004 per presentare i risultati delle indagini condotte dopo il 1995, si illustrano sinteticamente le fasi più antiche del popolamento in Carnia, testimoniate da manufatti in selce (Paleolitico medio e Mesolitico), in rame (un’ascia proveniente da Ovaro), in bronzo (coltelli e cuspide di lancia da Arta, Bordano, Paularo) e in ceramica (frammenti di recipienti da Invillino).
Viene riservato uno spazio più ampio all’età del ferro, in particolare ai risultati delle ricerche effettuate a Zuglio-Cianas, a Misincinis di Paularo e a Verzegnis nell’ambito del progetto “I Celti in Friuli: archeologia, storia e territorio”. Notevole interesse riveste la ricostruzione della sezione della necropoli e di alcune sepolture di Misincinis, databili dall’VIII al IV secolo a.C., e dei reperti di tipo La Tène recuperati nei livelli più superficiali. Si segnalano inoltre le armi di tipo celtico da Lauco del II secolo a.C. e l’importante iscrizione in alfabeto venetico da Agrons di Ovaro.
La romanizzazione della Carnia sembra aver avuto inizio a partire dalla fine del III secolo a.C. I Romani entrarono in contatto con le popolazioni indigene (paleoveneti e celti) ed avviarono un lento processo di integrazione, come testimonia un’iscrizione funeraria proveniente da Amaro (sala 3); nell’epigrafe, datata nella prima metà del I secolo d.C., si riscontra anche la presenza di un nome di origine venetica all’interno di un sistema onomastico latino.
In età romana il territorio controllato da Iulium Carnicum era particolarmente vasto, in quanto si trattava dell’unico nucleo urbano presente in un ampio tratto dell’arco alpino. La città era ubicata lungo una delle direttrici di collegamento fra Aquileia e Concordia e la provincia del Norico; nei pressi dell’odierna Timau si trovava probabilmente la stazione doganale prima del confine sul Passo Monte Croce Carnico. Il percorso didattico in questa prima sezione del Museo si conclude con una panoramica sulla storia di Zuglio e della Carnia dall’epoca tardoantica fino al Medioevo (sala 4).
Nel primo piano sono esposti alcuni tra i materiali più significativi rinvenuti nel corso delle indagini finora condotte a Zuglio, grazie alle quali è stato possibile definire la distribuzione degli spazi pubblici e privati di Iulium Carnicum. Nella zona pianeggiante compresa tra il torrente But ed il rilievo collinare opposto ad ovest si trovava la parte monumentale e di rappresentanza della città, costituita dal Foro, centro politico, economico e religioso, e da altri edifici di destinazione pubblica.
Dopo un inquadramento di carattere storico, a cui sono direttamente collegate alcune iscrizioni di grande interesse, l’apparato didattico della prima sala (sala 7) è dedicato all’area del Foro ed ai materiali ivi recuperati a partire dagli inizi del secolo scorso. Tra il 1807 e il 1808 fu infatti esplorata quasi per intero la basilica forense, dove si rinvennero numerosi elementi in bronzo pertinenti a due grandi clipei e a due iscrizioni, oggi conservati, come la straordinaria testa bronzea recuperata negli Anni Trenta, presso il Museo Archeologico Nazionale di Cividale.
L’intero complesso forense fu portato alla luce tra il 1937 e il 1938, in occasione del Bimillenario augusteo, e da allora costituisce l’unica testimonianza visibile della città romana. In questi ultimi anni è oggetto di indagine da parte della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, che ha avviato contemporaneamente un progetto di risistemazione dell’intera area. Tali interventi hanno fornito importanti dati sia sulle fasi di età imperiale del Foro, sia sulle diverse forme di frequentazione della zona nel periodo repubblicano e tardoantico-altomedievale.
La sala successiva (sala 8) si articola in due distinti settori. Il primo riguarda gli altri edifici pubblici sinora noti: a questo proposito, si segnala la presenza nella zona a nord-est del Foro di un impianto termale dotato di una ricca decorazione di affresco ed in stucco. Il secondo affronta invece il tema dell’edilizia privata, a cui, allo stato attuale, si possono ricondurre solo rinvenimenti parziali. Una serie di pannelli ed una scelta significativa di reperti, tra cui una statuetta in bronzo raffigurante Dioniso infante, forniscono gli elementi necessari per conoscere la disposizione planimetrica e l’apparato decorativo delle case, nonché alcuni aspetti legati alle attività domestiche.
La prima sala del secondo piano (sala 9) è ancora dedicata alla storia di Zuglio in età romana. Alcune iscrizioni illustrano le tematiche relative al mondo funerario e alla vita religiosa, mentre il resto del materiale esposto ha lo scopo di sottolineare l’importanza politica e commerciale di Iulium Carnicum. Da un recente studio condotto sui reperti ceramici sono emerse delle precise indicazioni relative all’attività commerciale di transito svolta dalla città, agli scambi a breve e medio raggio e alle produzioni a carattere locale.
L’ultima parte del percorso riguarda la storia di Zuglio dall’epoca tardoantica al Rinascimento (sala 10). Le due basiliche paleocristiane erette nella zona meridionale dell’abitato sono forse da mettere in relazione alla creazione della diocesi di Iulium Carnicum voluta dal vescovo Cromazio (388-408). Resti di un’altra basilica paleocristiana sono stati individuati all’interno della chiesa di San Pietro, che, nel corso di successivi interventi di scavo e di restauro, ha restituito anche diversi frammenti di rilievi altomedievali databili tra il VI e il IX secolo d.C.
Info:
CIVICO MUSEO ARCHEOLOGICO IULIUM CARNICUM – Palazzo Tommasi Leschiutta – Via Giulio Cesare, 19 – 33020 Zuglio (Ud) – Tel. e fax 0433 92562
Orario: 1 ottobre – 31 maggio, da venerdì a domenica , 9 – 12 / 15 – 18
1 giugno – 10 giugno, mercoledì e giovedì 9 -12, venerdì, sabato e domenica 9 – 12 / 15 – 18;
11 giugno – 30 giugno, sabato e domenica 9 -12 / 15- 18
1 luglio – 30 settembre, mercoledì e giovedì 9 -12, venerdì, sabato e domenica 9 -12 / 15- 18.
Mail: museo.zuglio@elitel.biz
Cronologia: Arch. Italica