La decorazione pittorica interessa tutte le pareti degli ambienti aperti sull’asse longitudinale del sepolcro. Nella parte alta fregi a festone ne sovrastano un altro a meandro prospettico. Sotto di questo, ma solo nell’atrio, corre una fascia con gruppi di animali, reali e fantastici, in combattimento. Il fregio principale si sviluppa al di sopra di uno zoccolo di color rosso, ed è pensato per una visione continua, nonostante la presenza delle porte alle celle funerarie e l’apparente diversità dei temi figurati. Le raffigurazioni a lato del varco di accesso alla tomba immettono in un mondo ai confini tra la vita e la morte anticipando altresì il ritmo di lettura dell’intera tomba volto alla contrapposizione tra valenze tragico-negative (Sisifo, Aiace) e tragico-positive (Anfiarao, Cassandra): sulla parete a destra, in un’ambientazione paesistica che vuole caratterizzare il mondo dell’Aldilà, Anfiarao, l’eroe-vate incapace di modificare gli eventi di cui ha la preveggenza, osserva Sisifo, che pretese inutilmente di vanificare con l’astuzia la fatalità della morte, condannato per l’eternità a trasportare un grosso macigno sino alla cima di un colle da cui poi lo stesso rotolerà nuovamente a valle; dall’altro lato della porta Aiace Oileo, altro mortale che nonostante le sue astuzie non poté sottrarsi alla morte, sta per oltraggiare Cassandra, figlia di Priamo, profetessa inascoltata che va incontro ad una morte che aveva previsto.
Sulla parete di fondo destra dell’atrio è il fondatore della tomba, Vel Saties, che vestito con toga picta, sta per trarre auspici dal volo di un uccello trattenuto con una cordicella dal piccolo Arnza; sull’altra parte della parete doveva essere nuovamente raffigurata l’immagine di Vel Saties o quella di un altro membro della famiglia, mentre al centro, sulla tamponatura della porta alla cella V, era dipinta l’immagine (di cui si conserva nel sepolcro solo parte inferiore) dell’antenato ivi deposto ed eroizzato.
Le due figure presenti sulla parete opposta dell’atrio sono invece quella di Nestore, saggio consigliere durante la guerra di Troia e quella di Fenice, che educò ed accompagnò Achille alla guerra. Ai lati dell’accesso al tablino sono, a sinistra, il duello fra Eteocle e Polinice, che costò la morte ad ambedue i fratelli, e, a destra, la cattura di Cneve Tarchunies Rumach (forse Tarquinio Prisco, quinto re di Roma) da parte di Marce Camitlnas.
Sulla parete destra del tablino, fino alla parete di fondo, si sviluppa l’impresa degli eroi etruschi anticipata nel lato corrispondente dell’atrio: la liberazione di Caile Vipinas da parte di Macstarna (identificato con colui che diventerà il sesto re di Roma: Servio Tullio), mentre Larth Ulthes (nome di origine chiusina), Rasce e Avle Vipinas stanno uccidendo rispettivamente Laris Papathnas Velznach (di Volsinii), Pesna Arcmsnas Sveamach (di Sovana ?) e Venthicau plsachs (forse un veneto) unico tra i soccombenti ad essere armato, mentre gli altri due si proteggono con un mantello, probabilmente perché colti nel sonno dall’assalto notturno condotto da Aulo Vibenna e compagni. Sono qui riproposte azioni militari di VI sec. a.C., che, originate dalle nuove esigenze sociali e politiche dell’epoca, videro Vulci a capo di una coalizione contrapposta a Roma e ad alcune città etrusche con lei alleate, e che si conclusero con una fase di predominio su Roma stessa. Tale richiamo storico sembra motivato anche dalle vicende belliche della metà del IV sec. a.C., nell’ambito delle quali Roma, in guerra contro alcune città dell’Etruria, dovette subire una sconfitta in battaglia con l’esercito di Vulci condotto da Vel Saties, che sfoggia appunto nel sepolcro la veste di trionfatore, probabilmente grazie a sagaci alleanze dallo stesso stabilite.
Sulla parete opposta del tablino, e con inizio dalla parete di fondo in una ideale continuità di spazio con la scena degli eroi etruschi, è raffigurata invece l’uccisione dei prigionieri troiani per onorare la memoria di Patroclo: Achille, tra i due demoni etruschi Charun, con lungo martello, e Vanth dalle ali variopinte, sta affondando la spada nel collo di un prigioniero troiano (Truials). Assistono alla scena l’ombra di Patroclo, che solo a seguito del sacrificio potrà finalmente varcare la soglia dell’Ade, e, all’estremità sinistra, Agamennon, mentre da destra Aiace Oileo e Aiace Telamonio, re di Salamina, conducono altri due prigionieri troiani al sacrificio
E’ stato supposto che i Greci nell’atto di uccidere i Troiani siano assimilati idealmente agli Etruschi che sconfiggono i Romani considerati discendenti dei Troiani.
Come nei personaggi dipinti all’ingresso del sepolcro si era voluta mettere in evidenza una valenza tragico-positiva di contro a una tragico-negativa così nei grandi quadri del tablino si avverte la volontà di ritenere giuste soltanto le uccisioni dettate dalla solidarietà e dalla fratellanza, e la condanna delle lotte tra gente della stessa stirpe appare, ormai alle soglie della conquista romana, un richiamo alla pacificazione e all’unità del popolo etrusco per fronteggiare e vincere il nemico.
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