Il reperto è stato misurato ieri dai sub per conto della Soprintendenza. E ora si guarda al Bacchiglione e al Fimon.
Caccia ad un “tesoro” romano nelle acque del Retrone? A Ponte San Paolo ieri mattina sono nati nuovi miti: merito di un coraggioso e ben vaccinato gruppo di sub vicentini, che ha effettuato perlustrazioni nelle torbide acque del Retrone per conto dell’Amministrazione provinciale.
Molti passanti non capivano cosa stesse succedendo sul corso del fiume; altri invece hanno lanciato ipotesi archeologiche fantasiose, roba da Indiana Jones.
In effetti qualcosa di storico nelle acque del Retrone c’è, un già noto muro presumibilmente di epoca romana, ben visibile quando il fiume è in secca.
L’immersione di ieri rientra nel “Progetto prospezioni subacquee nel Vicentino” promosso dalla Provincia e diretto da Antonio Rosso, istruttore di archeologia subacquea e ispettore onorario per la Soprintendenza del Veneto.
L’amministrazione provinciale si è avvalsa della collaborazione di una trentina di subacquei che fanno capo al club vicentino “Centro Subacqueo Nord Italia”, che ha sede in viale Margherita 52.
Il progetto prevede almeno una decina di immersioni previste in tre realtà ben diverse tra loro: il Retrone appunto, che ha una profondità massima di un metro o poco più ed è molto sporco; il Bacchiglione a Colzè, dove in epoca veneziana c’erano le chiuse, che ha un’ansa piuttosto grande e una corrente forte; il Lago di Fimon, che va da uno a tre metri di profondità e nel quale l’obiettivo sarà trovare tracce di palafitte e individuare quattro o cinque risorgive.
L’obiettivo in tutti i casi è scoprire qualche reperto archeologico interessante, verificare se dietro alle leggende (a Colzè il sogno è trovare i resti di un’antica imbarcazione) c’è un verità. Di leggendarie nel Retrone ci sono certe gigantesche nutrie, ma il muro presumibilmente romano c’è e ieri è stato misurato: diciassette metri e mezzo di lunghezza per uno di larghezza. Peccato che il pubblico in cerca di emozioni davanti al piccolo televisore collegato con la camera subacquea abbia dovuto fare i conti con un altro muro: quello dell’acqua torbida e dei detriti.
È risaputo che i fiumi sono stati nel Medioevo teatro di battaglie tra vicentini e padovani e che in altri punti del Bacchiglione sono state ritrovate pietre di Vicenza presumibilmente dirette a Padova e a Venezia. Il sogno insomma può continuare.
Fonte: Il Gazzettino on-line 29/06/2008
Autore: Enrico Soli