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VERONA: Alle Poste affiora lo strato medievale, ora tocca agli archeologi.

Alte recinzioni attorno agli scavi in piazza Viviani e silenzio nonostante le promesse di «apertura»
Il parcheggio inciampa nei reperti. Sotto l’asfalto e il cemento i resti delle case scaligere demolite quando i fascisti non andavano tanto per il sottile. Adesso gli specialisti esploreranno più in profondità: se emergono resti romani, stop alla progettata autorimessa.

Il «cantiere aperto», come era stato presentato pubblicamente, si annuncia con una serie di cartelli «cantiere vietato al pubblico»; sono affissi sul perimetro della recinzione alta due metri, e impenetrabile agli sguardi, che delimita la zona di scavo in piazza Viviani, di fronte alle Poste centrali.
«Saggi di scavo», per essere precisi, in vista del parcheggio sotterraneo da 300 posti che vorrebbe realizzare la Cangrande, società cooperativa a responsabilità limitata: condizionale d’obbligo, perché se si trovano reperti archeologici niente parcheggio. Per questo, è stato annunciato in Comune dai promotori dell’impresa (vedi articolo qui sotto), tutto sarà fatto alla luce del sole: «Cantiere aperto, possibilità di informarsi sul posto dell’andamento dei lavori e di seguire gli scavi archeologici».
Per questo, quando invece è stata eretta la barriera attorno alla piazza, i lettori hanno cominciato a telefonare in redazione: «Ma cosa ci nascondono?»
Le telefonate si sono moltiplicate quando un camion carico è uscito dal cantiere, carico di materiale di scavo tra cui c’erano anche vecchi mattoni e i sassi dell’Adige tipici delle murature antiche.
Iniziati gli scavi, infatti, sono subito emersi i primi reperti: demolito il solettone di cemento, posato pochi anni fa quando la piazza fu riasfaltata, le ruspe hanno trovato le fondamenta degli edifici medievali demoliti agli inizi del Novecento, quando le case scaligere lasciarono il posto allo stabile delle Poste centrali, realizzato su progetto di Ettore Fagiuoli. Di recente, prima di questi lavori, era già stato trovato un lungo muro medievale che procede sottoterra da via Dante Alighieri verso via Nizza, sul bordo della piazza.
Al cantiere si è visto arrivare un tecnico dell’Agsm, perché sicuramente ci saranno dei tubi dell’acqua da spostare. Arrivano anche gli archeologi della Multiart, ditta incaricata di proseguire gli scavi, ma non di dare notizie sul «cantiere aperto», ché anzi non si riesce a strappare loro più di un sorriso.
Domani ci spiegheranno che c’è già il gabbiotto pronto per contenere tutti i progetti, dove chiunque potrà entrare, leggere autorizzazioni e piani di scavo, poi salire con una scaletta sul tetto e guardare giù, per vedere cosa succede negli scavi.
Eppoi, quando si scenderà a scavare più a fondo, nello strato romano dove, a due passi da lì, nel cortile del tribunale, sono affiorati mosaici, muri, eccetera, eccetera?
Quando furono costruite le Poste centrali, dicono le cronache e le testimonianze, venne fuori di tutto, ma allora l’ordine era di continuare a costruire senza farsi problemi: ordine superiore, e allora c’era il fascismo. Adesso c’è invece una Soprintendenza ai beni archeologici, organo locale di un governo non più dispotico, ma chiamato dalla Costituzione repubblicana a tutelare i beni culturali. Non si può quindi neanche immaginare un «destriga», uno sbrigativo passare di picconi come quello che agli albori del Ventennio cancellò un angolo di Verona romana e medievale «perché era stato deciso così».
Come il ministero bloccò il parcheggio progettato sotto i giardini — perché era impossibile farlo senza distruggere le piante, a onta delle promesse fatte nel progetto — così bloccherà il parcheggio sotto la piazza, se ci sono reperti archeologici.


 


Fonte: L Arena 14/06/2006
Autore: Giuseppe Anti
Cronologia: Arch. Medievale

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