Ormai da qualche tempo è un susseguirsi di notizie di questo genere, riguardanti l’archeologia marina, in conseguenza dell’impiego sempre più frequente delle nuove tecnologie per l’indagine del fondo marino.
I nuovi tipi di sonar-scanner applicati per l’analisi del fondo marino stanno portando a scoperte imprevedibili e inaspettate, soprattutto trattandosi, come in questo caso di luoghi molto vicini alle coste italiane e per di più frequentati da turisti.
Ci troviamo nell’arcipelago di isolette situate tra Roma e Napoli, di cui Ventotene è la principale isola, passata alla storia al tempo di Augusto, con il nome di Pandateria, per aver dato rifugio alle nobildonne Romane mandate in esilio.
Non dimentichiamo che la stessa figlia Giulia venne confinata qui a causa del suo adulterio. In anni più vicini a noi, il dittatore italiano Mussolini sfruttò la remota isola come prigione per gli oppositori politici. Nell’antichità, invece, le isole venivano usate come rifugio per le navi sorprese dalle tempeste nel Mar Tirreno. Aggiungiamo questi dettagli per completezza di informazione.
Ritornando alle navi affondate, esse giacciono a una profondità di 100 metri che, a quanto hanno dichiarato gli esperti, è una delle profondità massime del Mediterraneo in cui sono stati accertati naufragi di antiche navi, tenuto conto, probabilmente, del sistema di navigazione prevalente, cioè quella sottocosta, con la quale si teneva come punto di riferimento la linea di costa.
Fra i dettagli emersi dalla posizione delle navi sul fondo del mare, gli esperti di archeologia marina hanno ipotizzato che le navi stessero navigando alla ricerca di un punto di approdo, ricerca conclusasi con il naufragio delle 5 navi. E’ stato accertato che il carico era costituito essenzialmente da vino prodotto in Italia, nonché “garum” il ben noto ketch-up dei Romani a base di pesce fermentato proveniente da Spagna e Nord Africa e lingotti di un misterioso metallo tuttora non individuato con esattezza, probabilmente destinato alla creazione di statue o armi. Le date si aggirano fra il 1° secolo a.C. al 5° secolo d.C.
Timmy Gambin, capo-archeologo della ditta AURORA TRUST, che si occupa delle ricerche marine, ha dichiarato che grazie alla profondità del fondo le navi per centinaia di anni si sono mantenute abbastanza intatte nell’insieme, ma purtroppo la profondità del mare non è più un ostacolo per chi voglia scoprirne i misteri e quindi questi tesori archeologici possono essere minacciati da un momento all’altro. Infatti negli ultimi dieci anni c’è stata una vera esplosione in questo tipo di ricerche che ha consentito ai cacciatori di tesori sommersi un accesso sempre più facile e frequente.
Fonte: superEva Notizie 26/07/2009
Cronologia: Arch. Romana