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VENEZIA. Museo di Storia Naturale – Nuovo allestimento.

Ospitato all’interno del monumentale edificio del Fondaco dei Turchi, il Museo di storia naturale di Venezia si ripresenta al pubblico con un innovativo allestimento multisensoriale ed immersivo ricco di rimandi e suggestioni: un museo profondamente rinnovato, tanto nell’approccio museologico quanto in quello museografico, inteso non solo come luogo di raccolta, conservazione e valorizzazione di un patrimonio di grande rilevanza scientifica e culturale, ma anche, e soprattutto, come grande contenitore di suggestioni e sensazioni.
Un museo delle emozioni, quindi, capace di comunicare informazioni e contenuti di altissimo livello attraverso l’evocazione, lo stupore, la meraviglia, la sorpresa, di stimolare la fantasia, i sogni, l’attenzione e l’attitudine critica, di risvegliare la creatività individuale e l’immaginario collettivo del pubblico: un luogo magico ed assolutamente speciale, unico ed irripetibile, dove livello conoscitivo, livello emozionale e livello esperienziale sono in grado di convivere gli uni accanto agli altri per integrarsi assieme nell’ambito di un unico grande piano narrativo.
Un museo per tutti i gusti, capace di dialogare in maniera appropriata con le utenze più differenziate, nel quale ogni visitatore ha la possibilità di trovare il proprio livello di interesse e la propria modalità di percorrenza.
Un museo per tutti i sensi, da guardare ma anche da ascoltare, da gustare, da toccare e da annusare, in grado di investire contestualmente l’insieme delle capacità sensoriali di ogni visitatore.

Il tutto attraverso un allestimento innovativo capace di trasportare il pubblico all’interno di un grande “viaggio” – fisico, visivo e simbolico – tra immagini, immaginario ed immaginazione: un viaggio che parte dalla forza esplosiva delle “immagini” in mostra per stimolare la capacità di “immaginazione” propria di ogni visitatore facendo leva sul grande potenziale rappresentato dal suo “immaginario”. Un immaginario chiamato in questo caso a confrontarsi via via con il mistero dell’universo e dell’origine della vita, con il mostruosamente grande, l’infinitamente piccolo e l’immensamente antico degli organismi preistorici, con la sete di conoscenza degli esploratori e degli studiosi che nel corso degli anni hanno contribuito a raccogliere e costituire le collezioni del Museo, con le infinite variazioni sul tema del rapporto tra forma e funzione che caratterizza il mondo naturale.
Un grande racconto culturale reso possibile da un allestimento integrato compiutamente multimediale ed interattivo, tra luci ed ombre, chiari e scuri, suoni e colori, immagini fisse e in movimento, forme e materiali, …

Il nuovo allestimento
Nella sua rinnovata veste il Museo si compone di tre grandi sezioni tematiche, variamente articolate al loro interno, rispettivamente dedicate a “Sulle tracce della vita”, “Raccogliere per stupire, raccogliere per studiare” e “Le strategie della vita”.

“Sulle tracce della vita”, ovvero la paleontologia
Il racconto dell’origine e dell’evoluzione della vita sul pianeta attraverso un allestimento contrassegnato da una percorrenza integrata – al tempo stesso fisica, multisensoriale e conoscitiva – sulle tracce della vita. Per un itinerario di scoperta che, seguendo le “tracce  fossili” composte dalle piste sedimentate e dalle impronte pietrificate lasciate da organismi scomparsi ormai da milioni di anni, porta progressivamente il visitatore a ripercorrere, rintracciare e ri-tracciare in parallelo l’evoluzione della vita sul pianeta, dai suoi primordi fino alla comparsa dell’uomo, passando per le varie ere ed epoche, l’apparizione delle varie specie, i profondi mutamenti e le grandi estinzioni che hanno sconvolto il sistema terra.
Dove l’allestimento suggerisce e, al tempo stesso, impone modalità di visita e di fruizione fortemente immersive: dalla gigantesca ombra in movimento che accoglie il pubblico sulla soglia del percorso di visita per rivelargli solo in ultimo il mistero degli antichi “serpenti di pietra” ritrovati tra le sabbie del Sahara; dalle teche a pavimento che di fatto obbligano il visitatore a calibrare il proprio passo su quello scandito dalle antichissime “piste fossili” disposte lungo l’itinerario; dall’impianto scenografico organicamente modellato a curve di livello quale rappresentazione volutamente stilizzata di un suolo capace al tempo stesso di inghiottire, conservare e restituirci intatte le testimonianze cristallizzate di vite estinte altrimenti non documentabili; dalle lanterne magiche sospese ai soffitti che proiettano nel vivo degli ambienti le sagome in movimento di organismi preistorici variando nel contempo l’intensità e la temperatura dei colori; all’alternanza di suoni e microsuoni, chiari e scuri, immagini fisse e in movimento, che coinvolgono ed avvolgono lo spettatore in un percorso esperienziale rivolto a tutti i sensi.

“Raccogliere per stupire, raccogliere per studiare”, ovvero l’evoluzione del collezionismo naturalistico
Una singolare sezione espositiva per raccontare e riflettere sui tanti modi diversi di guardare alle scienze naturali, in un percorso storico in divenire che vuole, da una parte, tracciare l’evoluzione del concetto di collezionismo naturalistico – dalle prime raccolte con finalità puramente estetiche ai più moderni orientamenti scientifici – e, dall’altra, seguire la storia della museologia e della museografia di stampo naturalistico, partendo dalle prime Wunderkammer cinquecentesche per arrivare ai più recenti sistemi interattivi.

Per raccontare e riflettere in primo luogo sulle diverse modalità e finalità dell’atto di “raccogliere”, attraverso l’atteggiamento e lo sguardo di tre grandi “collezionisti” veneziani: da quello più etnomusicologico dell’“esploratore” Giovanni Miani, alla ricerca delle mitiche sorgenti del Nilo, a quello puramente eccentrico ed esotico del “cacciatore” Giuseppe De Reali, inteso invece come vera e propria razzia di trofei da esibire al proprio ritorno in patria, fino a quello più compiutamente multidisciplinare dello “scienziato” Giancarlo Ligabue, in grado di dedicarsi, nei continenti più diversi, a ricerche integrate nei campi dell’archeologia, della paleontologia, dell’antropologia e delle scienze naturali.
Con un percorso allestitivo che passa così, di pari passo, dall’impianto ormai storicizzato della sala dedicata alla collezione Miani, riproposta nella sua veste originaria, ripensata per una fruizione più moderna ed integrata da una serie di grandi apparati scenografici ripresi dagli appunti di viaggio dello stesso esploratore; all’eccentrico arredamento delle sale De Reali, ingombre di trofei, pelli, arredi e di una insolita paccottiglia kitsch, sulla falsariga dei salotti della sua dimora veneziana; fino all’area di scavo interattiva della sala Ligabue, improntata invece all’uso delle nuove tecnologie applicate alla ricerca scientifica.

Per raccontare e riflettere sui diversi orientamenti museologici e museografici, attraverso la riproposizione a vera grandezza di tre specifiche tipologie espositive: la Wunderkammer cinquecentesca, caratterizzata in questo caso da un rigoroso impianto ottagonale sormontato da una cupola a spicchi a tutto sesto, sulle cui pareti e nelle cui nicchie si affacciano e si affollano in apparente disordine migliaia di reperti, a volte rari e preziosi, a volte grotteschi e mostruosi, a volte invece soltanto bizzarri ed insoliti, a ricomporre le Mirabilia, le Naturalia e le Artificialia delle prime stupefacenti “Camere delle meraviglie”; la Galleria ottocentesca, dove la lunga teoria delle armadiature vetrate a tutt’altezza, il soppalco ligneo in aggetto, le ampie finestrature a vetri piombati, la sagoma inclinata degli scrittoi e la stessa disposizione seriale dei reperti vogliono non solo segnare le esigenze di ordine e sistematicità proprie di quello specifico approccio naturalistico ma anche, e soprattutto, rendere le suggestioni, le sensazioni ed il “sapore” della museografia di quell’epoca; per finire con una sorta di nuova wunderkammer contemporanea: un’innovativa “camera della biodiversità”, di forma perfettamente sferica, all’interno della quale un sistema interattivo di proiezioni multiple consente di visualizzare sul tavolo-master una serie di quesiti a cascata corrispondenti ad altrettante immagini-icona che – in funzione delle diverse scelte effettuate dal pubblico – si organizzano, si strutturano e si dispongono via via lungo le pareti. Dove il pubblico è appunto chiamato ad interrogarsi in modo naturalmente interattivo sulla complessità del mondo naturale per riflettere e prendere coscienza della incredibile varietà e diversità delle risposte di cui questi si è andato dotando nella continua lotta per la sopravvivenza ed il miglioramento delle specie.

“Le strategie della vita”, ovvero forma e funzione negli esseri viventi

In questo senso, la “wunderkammer virtuale” si configura anche – idealmente e di fatto – come la porta di accesso alla terza sezione espositiva del nuovo Museo, attualmente in avanzata fase di realizzazione: dove il metodo e l’approccio affrontati all’interno della “camera” troveranno un campo di applicazione diretto nella serie di risposte – esemplari ed esemplificative – date dal mondo naturale a due quesiti basilari per la vita delle singole specie – legati rispettivamente al tema del “movimento” e a quello della “nutrizione” – nell’ambito di un percorso espositivo fortemente immersivo e di grande impatto scenografico.

Autore: arch. Lorenzo Greppi.

In allegato, una presentazione più dettagliata.

Info:
Museo di Storia Naturale di Venezia – Santa Croce 1730 – 30135 Venezia – Tel.041/2750206 – Fax 041/721000 – nat.mus.ve@comune.venezia.it
www.msn.ve.it

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