Le certezze in preistoria non sono mai del tutto tali ma messe continuamente in discussione alla luce di nuove scoperte. Questa volta il rinvenimento che va a rimettere in gioco le acquisizioni scientifiche finora ritenute consolidate, ha del sensazionale in quanto investe un tema tanto caro non solo al mondo scientifico ma anche a quello dei profani: la scoperta del fuoco.
Un recentissimo studio pubblicato sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America) retrodata a 1 milione di anni fa l’uso del fuoco alla luce delle testimonianze rinvenute nella caverna di Wonderwerk, in Sudafrica, un vero e proprio gioiello per l’archeologia preistorica, che già in passato ha restituito straordinarie testimonianze.Un team composto da ricercatori dell’Università di Toronto, di Boston e dell’Università ebraica di Gerusalemme ha analizzato i resti di legno bruciato all’interno del sito, associati a frammenti di ossa combuste e industria litica. Si ritiene che essi siano in situ, bruciati sul posto, escludendo l’ipotesi di un trasporto ad opera del vento o dell’acqua. Un accensione volontaria del fuoco, dunque, di circa 300.000 anni più antica delle testimonianze note finora.
La scoperta del fuoco costituisce una tappa di eccezionale importanza per i nostri antenati, una vera e propria rivoluzione non solo ai fini della cottura del cibo, che pure tante conseguenze reca, ma che interessa una dimensione più squisitamente sociale, alterando il rapporto con il tempo, prolungando le ore di luce sul buio.
Un recentissimo studio pubblicato sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America) retrodata a 1 milione di anni fa l’uso del fuoco alla luce delle testimonianze rinvenute nella caverna di Wonderwerk, in Sudafrica, un vero e proprio gioiello per l’archeologia preistorica, che già in passato ha restituito straordinarie testimonianze.Un team composto da ricercatori dell’Università di Toronto, di Boston e dell’Università ebraica di Gerusalemme ha analizzato i resti di legno bruciato all’interno del sito, associati a frammenti di ossa combuste e industria litica. Si ritiene che essi siano in situ, bruciati sul posto, escludendo l’ipotesi di un trasporto ad opera del vento o dell’acqua. Un accensione volontaria del fuoco, dunque, di circa 300.000 anni più antica delle testimonianze note finora.
La scoperta del fuoco costituisce una tappa di eccezionale importanza per i nostri antenati, una vera e propria rivoluzione non solo ai fini della cottura del cibo, che pure tante conseguenze reca, ma che interessa una dimensione più squisitamente sociale, alterando il rapporto con il tempo, prolungando le ore di luce sul buio.
Autore: Brunella MUTTILLO
Fonte: http://www.archeomolise.it, aprile 2012