Importante scoperta archeologica tra Urbisaglia e l’Abbadia di Fiastra: la campagna di scavi condotta dall’Università di Macerata e dalla Sovrintendenza ai Beni archeologici delle Marche con la collaborazione della Fondazione Giustiniani-Bandini, proprietaria dell’area, e il sostegno finanziario della Fondazione Carima, ha riportato alla luce i resti di una villa padronale romana, la più grande finora mai rinvenuta nelle Marche, un complesso per lo sfruttamento agricolo tra i maggiori conosciuti in Italia.
Il nome della zona, ‘Villa Magna’, e l’affiorare di strutture murarie tra i campi facevano sospettare da tempo dell’esistenza di un sito archeologico di rilievo. Ma le aspettative sono andate oltre ogni attesa. La struttura nel suo nucleo originario viene fatta risalire alla seconda metà del I secolo a.C. Questa antica ‘fattoria’ unisce funzionalità alla cura estetica, come testimoniato da alcune parti di mosaico ritrovate e decorativi (antefisse) con teste di leoni.
“Successivi ingrandimenti, la cui cronologia deve essere ancora definita – spiega il direttore del Dipartimento di archeologia dell’Università, Gianfranco Paci, direttore dei lavori insieme a Giuliano de Marinis della Sovrintendenza -, hanno portato il complesso a una dimensione che non conosciamo per il territorio marchigiano: circa due ettari”.
“Il rinvenimento di mattoni e tegole bollati ci permettono di ricondurre la proprietà di questa struttura alla famiglia degli Herennii, che nella medesima epoca esprime un magistrato al vertice amministrativo della città di Urbisaglia. I successivi ingrandimenti della villa devono aver coinciso con il cambio di proprietà, la cui identità, al momento, non conosciamo“.
I reperti ritrovati si riferiscono soprattutto al livello di fondazione dell’edificio. La parte innalzata è andata distrutta nel tempo. Restano, invece, ben conservate, due poderose cisterne dalla capienza di migliaia di litri per la conservazione dell’acqua. Sono state, inoltre, rinvenute una serie di piccole vasche che rinviano alla torchiatura delle olive e alla decantazione dell’olio.
Inoltre è probabile che vi fosse prodotto il vino, come fa pensare il ritrovamento di un deposito di olii, e allevati ovini e bovini. Le prossime missioni mireranno alla ricerca della parte signorile della villa, destinata ad ospitare il dominus, e le strutture di servizio, come stalle, magazzini, depositi di attrezzi e mezzi agricoli, stanze per il personale addetto alla lavorazione dei campi, che doveva essere costituito da centinaia di persone.
“Date le dimensioni – aggiunge il professor Paci -, alla villa doveva far capo una grossa proprietà fondiaria, un vero e proprio latifondo, al centro del quale doveva trovarsi Villa Magna, in una posizione dominante da cui si gode ancora oggi il controllo su un ampio tratto del territorio marchigiano“.
Fonte: Il Resto del Carlino Macerata, 12/10/2007
Cronologia: Arch. Romana