Gli archeologi dell’Università di Berggen in Norvegia hanno ritrovato, nel letto di un fiume artico presso Mamontovaya Kurya in Russia, oggetti di pietra, ossa di cavallo e di cervo e una zanna di mammuth con segni incisi dall’uomo. La datazione al carbonio fa risalire questi reperti a 35-40.000 anni fa, mentre in precedenza si pensava che le regioni più settentrionali dell’Eurasia fossero state colonizzate solo 13.000 anni fa, alla fine dell’ultima era glaciale. Il ritrovamento di questi manufatti ha rivelato che alcuni nostri antenati vissero anche a nord del Circolo Polare Artico, affrontando temperature inferiori allo zero e spingendosi così a nord molto prima di quanto si pensasse. Gli scienziati non hanno però ancora stabilito se a vivere in Siberia siano stati gli uomini moderni o quelli di Neanderthal. È interessante notare che proprio 40.000 anni fa gli uomini di Neanderthal dovettero soccombere a quelli moderni, decisamente più evoluti, che arrivarono dall’Africa. In ogni caso, la scoperta può significare che gli uomini di Neanderthal si siano spostati più a nord di quanto si pensasse o che quelli moderni colonizzarono queste regioni estreme molto rapidamente, poche migliaia di anni dopo aver lasciato i caldi climi africani. Dal momento però che per poter sopravvivere in queste aree con temperature fino a -40° e periodi di oscurità quasi totale i nostri antenati dovevano essersi adattati molto bene, i ricercatori sarebbero più orientati a credere che siano stati gli uomini moderni a spingersi così a nord, poiché si pensa che i neanderthaliani non avessero la capacità di sopravvivere in queste condizioni.
Fonte: Le Scienze
Cronologia: Preistoria
UOMINI DI NEANDERTHAL A NORD DEL CIRCOLO POLARE ARTICO
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