Importante risultato per l’equipe di archeologi che dall’inizio del mese sta scavando sul colle del castello di Udine: ieri è stato infatti completato il ritrovamento di uno scheletro ben conservato appartenente a uno dei coloni che nel 1100 abitavano il colle e difendevano il palazzo dai possibili assalti nemici.
“Si tratta di un ritrovamento significativo – commenta il dottor Massimo Lavarone, che coordina il gruppo di esperti della Società friulana di Archeologia che sono al lavoro sul colle -; si tratta della prima sepoltura intera emersa dagli scavi, dopo che nei giorni scorsi erano state individuate alcune ossa riferibili a tre distinte persone. Tutti i resti risalgono a un’epoca che varia dal 1100 al 1200”.
Secondo una prima valutazione lo scheletro appartiene a un maschio che, a giudicare dalla dentatura, dovrebbe avere avuto circa 30 anni al momento della morte. Un uomo, dunque, nel pieno della maturità, considerando anche che nel Medioevo l’età media era di circa 40 anni.
Gli archeologi hanno dunque visto premiato il loro lavoro e la loro costanza, dato che non si sono fermati ai primi livelli di scavo, ma hanno approfondito le ricerche arrivando sino a tre metri circa di profondità. La zona in cui sono emersi questi ultimi resti è sempre la stessa, ossia quella del primo scavo avviato proprio davanti all’ingresso principale dei Civici musei. E’ stato proprio proseguendo i lavori che è spuntato lo scheletro: si trovava in quella che gli esperti definiscono “tomba terragna”, ossia scavata nella terra e – in questo caso – delimitata da alcune pietre. Secondo gli archeologi, la salma era stata avvolta in un sudario e deposta probabilmente senza alcun corredo. In ogni caso non sono state individuate né tracce di vestiti, né di oggetti che potevano essere stati sepolti assieme all’antico udinese.
I primi due metri di scavo avevano fatto emergere – come si accennava – le ossa già “intaccate” di tre individui (per esempio parti di femore e di cranio), ma erano state trovate anche alcune macerie e ceramiche appartenenti alle “casette” dei coloni che si trovavano appunto nella parte più alta del colle del castello. Arrivando poi a tre metri di profondità, gli esperti hanno potuto rinvenire un livello intatto. Non per niente lo scheletro si è perfettamente conservato.
I risultati di questi giorni di lavoro hanno fornito ulteriori elementi agli archeologi, che vanno in parte a confermare alcune ipotesi già sostenute dagli storici. Come quella della realizzazione di numerosi terrazzamenti sul colle del castello, che quindi in passato doveva avere un aspetto ben diverso da quello attuale. Il colle, inoltre, doveva anche essere molto più ripido. A confermarlo è lo stesso dottor Lavarone, che ha trovato conforto a queste teorie proprio esaminando i risultati degli scavi, riferibili alle casette esistenti sul livello superiore del colle che sono state distrutte in seguito ai lavori di costruzione del nuovo castello, durante il sedicesimo secolo.
“Per costruire il palazzo attuale sono state abbattute le casette degli “habitatores” – dice il dottor Lavarone -: una operazione che ha mutato radicalmente l’aspetto del colle nella sua parte superiore. Non per niente son venuti alla luce due metri di detriti, nei quali abbiamo trovato ceramiche di un periodo precedente alla nuova costruzione, risalenti appunto al ‘400 e al ‘500”.
I resti umani appartengono a persone che venivano sepolte vicino alle loro case. In epoca medievale sul colle non c’era dunque un vero e proprio cimitero. Gli udinesi seppellivano i propri cari vicino alle case che con tanta fatica avevano avuto il diritto di erigere sotto il castello, fino in via Manin.
La possibilità di avere una piccola dimora sul colle era infatti un privilegio concesso direttamente dal Patriarca che assegnava il cosiddetto “feudo di abitanza”. I coloni (che spesso avevano anche una abitazione principale in città) lavoravano la terra e difendevano il castello. Così facendo si guadagnavano anche un titolo nobiliare attribuito proprio dal Patriarca.
Il programma dei lavori.
Gli scavi avviati a inizio agosto sul colle del castello si interromperanno già la prossima settimana.
“E’ stato deciso di in allargare ulteriormente i lavori – spiega l’archeologo Massimo Lavarone – : un primo sondaggio è stato eseguito davanti all’ingresso dei musei e un secondo è ora in corso più in basso. Saranno entrambi coperti la prossima settimana. Le condizioni meteorologiche stanno infatti ostacolando le operazioni. Non è però escluso che si possa eseguire un terzo saggio durante la terza settimana di settembre. Vedremo.”
Il dottor Lavarone coordina il gruppo di esperti che sta lavorando sul colle. “Gli scavi sono diretti dal responsabile del Civici musei, il dottor Maurizio Buora – spiega Lavarone -. I lavori vengono eseguiti attraverso la Società friulana di Archeologia, che è una onlus nella quale operano volontari che collaborano con i Civici musei. In questo caso, però, vista la delicatezza del compito, hanno collaborato tre archeologi professionisti: si tratta dei friulani Daniela Sedran, Giovanni Filippo Rosset e Massimo Fumolo”.
I lavori eseguiti quest’anno sono stati in qualche modo ispirati dai precedenti scavi eseguiti in castello nel 1990, che avevano lasciato aperti alcuni interrogativi sulle sepolture e sulla evoluzione del pendio. Ora a quelle domande è stata data una risposta.
Fonte: Messaggero Veneto 29/08/2006
Autore: Alberto Lauber
Cronologia: Arch. Medievale