Secondo il direttore del Met gli stessi mercanti d’arte che hanno operato negli Usa, hanno venduto reperti illeciti anche in Gran Bretagna, Spagna, Giappone.
Non accennano a spegnersi le polemiche sulle acquisizioni di reperti antichi di provenienza illecita da parte dei grandi musei internazionali. A poche settimane dall’accordo in base al quale il Metropolitan Museum di New York ha acconsentito di restituire all’Italia ventun pezzi d’arte rubati (fra cui il celebre cratere di Eufronio del sesto secolo avanti Cristo, sottratto, secondo le autorità italiane, a una tomba etnisca), il direttore del museo, il francese Philippe de Montebello, ha dichiarato che le antichità trafugate sono in realtà esposte nei musei di tutto il mondo, e non soltanto negli Stati Uniti.
“Non posso nascondere il mio sconcerto riguardo al fatto che le rivendicazioni per la restituzione dei reperti rubati vengono rivolte solo ai musei americani, e non a quelli di altri paesi – dalla Germania alla Spagna, dall’Inghilterra alla Danimarca al Giappone – che per le loro acquisizioni hanno trattato con gli stessi mercanti d’arte attualmente sotto accusa negli Usa”, ha affermato polemicamente il direttore del Met in occasione di un incontro che si è tenuto lunedì al National Press Club di Washington.
Dopo avere riservato ampie lodi al recente accordo stretto con l’Italia e “basato su un principio di reciprocità e di compensazione” (la restituzione dei pezzi rubati da parte del museo americano prevede infatti che nel prossimo futuro da parte italiana siano concessi in prestito al Metropolitan Museum reperti di analoga importanza), de Montebello ha tuttavia puntato il dito contro l’attuale “fase di pronunciato nazionalismo” nel campo dell’arte, sostenendo che i “paesi-sorgente” di reperti antichi dovrebbero sviluppare una forma di “lecito mercato”, se intendono bloccare il flusso di opere rubate verso le collezioni straniere.
Non a caso, nel corso del suo intervento, il direttore del Met ha sottolineato più volte il valore “universale” dei grandi musei “enciclopedici” che, proprio grazie alla ricchezza delle loro collezioni, consentono ai visitatori di “ritrovare le loro radici in un ideale viaggio nel tempo e nello spazio”.
Così, pur dichiarandosi contrario ai furti di opere d’arte, de Montebello non ha risparmiato qualche battuta ironica sull’utile funzione del mercato nero, che in diversi casi avrebbe permesso il salvataggio e la valorizzazione di reperti che altrimenti sarebbero andati perduti. Secondo de Montebello, che nel 2007 celebrerà i trentanni della sua direzione al Met, il dibattito in corso sulle sorti del patrimonio culturale viene presentato spesso in modo distorto dalla stampa che tende a riproporre il punto di vista di archeologi “che non rappresentano la maggioranza della professione”.
Fonte: Il Manifesto 19/04/2006