Uno studio su alberi di 3.200 anni in Turchia suggerisce che la misteriosa caduta di diverse civiltà nella tarda Età del Bronzo – dal 1200 al 1150 a.C. circa – coincise con tre anni di grave siccità nell’Anatolia centrale, cuore del potente impero ittita e all’epoca fra le aree più colpite.
In quello che è comunemente noto come il “collasso dell’Età del Bronzo”, l’impero ittita e la civiltà dei Greci micenei, così come molte potenze minori e le reti commerciali che le collegavano, andarono in frantumi. In Egitto si verificarono anche periodi di anarchia, rivolte, guerre civili e lotte fra faraoni rivali, mentre Assiri e Babilonesi subirono carestie, epidemie e invasioni straniere.
Da 200 anni gli studiosi cercano di spiegare il fenomeno come conseguenza di eruzioni vulcaniche o terremoti, pirateria, migrazioni o invasioni, crisi politiche o economiche, malattie, carestie o cambiamenti climatici, o come risultato della diffusione della lavorazione del ferro in una regione dominata dal bronzo.
Una ricerca pubblicata a febbraio su Nature rivela che il cambiamento climatico potrebbe aver giocato un ruolo più importante di quanto non si pensasse in precedenza nella caduta delle civiltà avvenuta nella tarda Età del Bronzo.
Esaminando i tronchi di alberi sepolti da quasi 3.000 anni, un team di ricerca americano ha rivelato che le zone centrali dell’impero ittita, nell’Anatolia centrale, soffrirono una grave siccità negli anni 1198, 1197 e 1196 a.C., proprio all’inizio del collasso della tarda Età del Bronzo.
Questi dati rafforzano le teorie secondo cui il passaggio a un clima più secco e freddo nel Mediterraneo orientale avrebbe stravolto la produzione alimentare, portando a una carenza di cibo che avrebbe acuito i problemi culturali ed economici che già affliggevano la regione.
L’impero ittita governò su gran parte dell’Anatolia e dell’attuale Siria dal 1650 al 1200 a.C. circa. La guerra contro l’Egitto del 1274 a.C. per il controllo sulla terra di Canaan nella battaglia di Qadesh – che oggi si trova vicino alla città siriana di Homs – è la più nota.
Ma gli Ittiti non si avventurarono mai più così a sud, e la nuova ricerca suggerisce una delle possibili ragioni: sembra che il loro impero sia rapidamente crollato dopo la prolungata siccità che colpì l’Anatolia centrale tra il 1198 e il 1196 a.C., che deve aver interrotto l’essenziale approvvigionamento di grano dalle fattorie ittite.
Secondo Sturt Manning, autore principale dello studio e professore di archeologia alla Cornell University, ciò avrebbe portato a una diffusa scarsità di cibo, che potrebbe essersi aggiunta a fattori quali guerre, rivolte sociali o epidemie, provocando la fine dell’impero ittita poco dopo il 1200 a.C.
“Non possiamo collegare questi eventi in modo inconfutabile perché non abbiamo testimonianze oculari”, prosegue Manning, “ma sembra una straordinaria coincidenza che improvvisamente, tra il 1190 e il 1180, l’intero impero sia scomparso per sempre dalla storia”.
Per capire cosa sia successo all’impero ittita, il team di Manning ha esaminato il regno di Frigia, sorto nella stessa area secoli dopo. Alcuni studi suggeriscono che i Frigi fossero invasori provenienti da quelli che oggi sono i Balcani, ma molti archeologi pensano che discendessero dagli Ittiti.
Manning è un rinomato esperto nel campo della dendrocronologia, scienza che permette di determinare l’anno esatto in cui si sono formati gli anelli di accrescimento annuale degli alberi; il suo team, infatti, ha esaminato i tronchi provenienti da un gigantesco tumulo funerario vicino alla capitale frigia Gordio, a circa 80 km a sud-ovest di Ankara. Il tumulo è associato al leggendario re Mida, famoso proprio per il suo “tocco” e, secondo Manning, la tomba reale sotto di esso potrebbe essere il primo edificio in legno conosciuto al mondo.
Fu realizzata con oltre 100 tronchi di ginepro abbattuti nell’VIII secolo a.C. e conservati sotto il tumulo; ma dato che i ginepri possono vivere molto a lungo – a volte più di 1.000 anni – i ricercatori hanno identificato 18 tronchi provenienti da alberi che erano vivi quando l’area era il cuore dell’impero ittita.
Hanno poi misurato gli anelli di accrescimento annuale visibili nei tronchi ed esaminato i livelli dell’isotopo carbonio-13 nelle loro cellule (che indica il livello di umidità dell’aria al momento della loro formazione). La combinazione dei due tipi di prove ha permesso di creare una sorta di “diario della siccità” ad alta risoluzione dell’Anatolia centrale tra il 1500 e l’800 a.C. circa.
Prima di questa ricerca, altri studi avevano indicato che il clima della regione era diventato più secco e fresco nei 300 anni successivi al 1200 a.C., ma le nuove evidenze individuano eventi di grave siccità nel 1198, 1197 e 1196 a.C.
Manning sottolinea che l’impero probabilmente sarebbe riuscito a sopravvivere a una siccità più breve – come era già accaduto in passato – ma che quell’evento fu molto prolungato e gli ittiti ne furono sopraffatti. “Chi vive in queste zone si aspetta eventi di siccità occasionale, e si premunisce per superarli”, spiega lo studioso, “ma non ci si può preparare ad anni e anni consecutivi di siccità”.
Lo storico e archeologo Eric Cline della George Washington University non è stato coinvolto in questo studio. Il suo libro del 2014 1177 B.C.: The Year Civilization Collapsed indica il 1177 come anno chiave in cui le cose sono precipitate, ma afferma che anche le date del nuovo studio sono plausibili.
“Il collasso della tarda Età del Bronzo e le siccità sono iniziate sicuramente prima del 1177 a.C.”, dice Cline. “Queste nuove prove che indicano un periodo di siccità tra il 1198 e il 1196 a.C. sono coerenti con lo scenario generale della caduta dell’impero”.
L’archeologo e storico Lorenzo D’Alfonso dell’Institute for the Study of the Ancient World della New York University e dell’Università di Pavia (anch’egli non coinvolto nella ricerca) afferma che alcuni campioni di ghiaccio provenienti dalla Groenlandia testimoniano una siccità globale ancora precedente, che colpì gli Ittiti intorno al 1250 a.C.
Secondo antiche testimonianze, dopo quell’evento gli Ittiti implementarono nuove tecniche per conservare l’acqua ma – pare – non ridussero la produzione di cereali; al contrario, la aumentarono. Di conseguenza, l’impero ittita sarebbe stato colpito più duramente dalla seconda grave siccità circa 50 anni dopo. “Quando è arrivata, la produzione di grano era già eccessiva”, osserva D’Alfonso.
Autore: Tom Metcalfe
Immagini Anadolu Agency/Getty images
Fonte: www.nationalgeographic.it 23 nov 2023