L’ “ombelico del mondo” è qui, in questa terra brulla e dolce, sferzata dal vento dell’inverno. Siamo nel sito archeologico di Göbekli Tepe, il luogo dove “La storia dell’umanità si riscrive”, il Punto 0 della terra”.
Gli archeologi si sono sbizzarriti nel definire questo luogo nella Turchia orientale (l’antica Mesopotamia) che resta un mistero, infatti è il più antico sito con manufatti umani, risalenti a 12mila anni fa: tanto per dare un’ idea, 7mila anni prima delle piramidi. Vi sono 45 megaliti disposti in 6 cerchi, steli di pietra con incisi animali, fantastici e non, re10 alizzati utilizzando unicamente la pietra, e da popolazioni di raccoglitori e cacciatori: prima che l’uomo diventasse stanziale e agricoltore, prima che inventasse la ruota e la scrittura. Insomma uomini “primitivi” hanno costruito quello che appare come un tempio gigantesco, lo hanno utilizzato per 2mila anni, poi venne interrato (perché?) e dimenticato. Tra le tante ipotesi fatte c’è anche quella che sarebbe stato un osservatorio astronomico.
Già nel 1963 alcuni scavi portarono alla luce i primi reperti, ma non ne fu valutata appieno l’importanza, e solo nel 1995 l’archeologo tedesco Klaus Schmidt, insieme a un’équipe turca, intraprese quei lavori che, durati diciannove anni, hanno permesso di far rivivere questo luogo magico, diventato Patrimonio dell’Unesco nel 2018 (ma gli scenziati ritengono che questa area riservi ancora tante sorprese).
La Turchia ha proclamato il 2019 l’ “anno di Göbekli Tepe”, un luogo per il quale si è molto impegnata la Fondazione Yldiz Saray Vakfi, che ha organizzato un’ importante mostra fotografica a Sanliurfa. Inaugurata pochi giorni fa con la presenza del vice ministro turco della Cultura e del Turismo Ozgul Ozkan e della presidentessa della Fondazione, professoressa Zeynep Karahan Uslu, la mostra è una suggestiva introduzione alle emozioni che si provano a Gobeklitepe.
Ma anche la vicina città di Sanliurfa (in curdo: Riha; in arabo al-Ruha, a volte chiamata semplicemente Urfa e nell’antichità Edessa, identificata anche come la Ur dei Caldei) che dista 18 km. dal sito (ha un ottimo aeroporto da dove si arriva da Istanbul) riserva belle sorprese nella parte vecchia, cinta da mura romane con molte grotte che un tempo fungevano da abitazioni. La lunghissima storia della città e dei suoi dintorni ce la racconta il Museo Archeologico: nella nuova e bella struttura (1995) ritroviamo Göbekli Tepe” con una suggestiva ricostruzione del sito, e i reperti più piccoli sono autentici. Colpisce l’immagine incisa su una stele di una donna che partorisce, il che accresce il mistero di quel luogo che non ritrae figure umane.
Nel museo troviamo un altro elemento unico: una statua di un uomo alta 2 metri, antica di 10 mila anni, trovata a Balikliogol.
In queste grandi moderne sale c’è tutta la storia di questi luoghi. Suggestivi i rilievi del periodo neo-assiro, con re e nobili dalla complicata acconciatura della barba. Spiccano le immagini di Nabonidus, ultimo re di Babilonia, ritratto accanto ai simboli di luna e stelle: il re era devoto alla luna, Sin, della quale la madre fu sacerdotessa, nel tempio di Hannan. La visita si sdipana nell’epoca ellenistico-romana (belle le statuette di Amore e Psiche) fino all’epoca islamica.
Sanliurfa è anche la città dove nacque, in una grotta, Abramo. Ora la grotta è vicino alla moschea di Mevlid Halil, entrambe meta di venerazione. C’è anche un bel lago chiamato “piscina di Abramo”. Secondo la tradizione il re della città, Nimrod, infuriato con Abramo che aveva distrutto i suoi idoli, lo fece gettare in un grande fuoco, ma Dio lo salvò trasformando il luogo in cui atterrò nel lago che oggi ammiriamo, trasformando le braci in pesci che sono i progenitori di quelli che anche oggi vi nuotano, sono considerati sacri e la popolazione locale li nutre generosamente. Vicinissimo al lago di Abramo sorge il bazar: ordinato, pulito, potrebbe essere svizzero! Un caffè al pistacchio (la specialità locale) nella piazzetta è un’esperienza da fare prima di avventurarsi fra stoffe colorate, ori, spezie, oggetti di legno, sciarpe e scialli.
Ancora in salto indietro nel tempo: a Harran, a circa 40 km. da Sanliurfa. E’ un piccolo centro, si fatica a pensare che 3.000 anni fa fu uno dei più importanti e antichi insediamenti della Mesopotamia settentrionale. E’ citata ne libro della Genesi, intorno al 1.900 a.C. ci visse per qualche tempo Abramo. Centro aramaico alla fine del secondo millennio, fu annessa all’ impero assiro poi passò sotto gli assiro-babilonesi, i persiani, i seleucidi. Fu teatro degli scontri bellici fra Romani e Parti, qui trovo’ la morte Crasso. Fu conquistata dagli arabi nel 639.
Oggi è importante per essere uno dei primi centri scientifico-accademici al mondo: vanta li resti dell’università più antica in assoluto, risalente a 3.000 anni fa, della quale rimangono poche vestigia, e anche del Castello resta poco. Qui troviamo… i trulli di Alberobello! Sono le case a cupola (anch’esse con 3.000 anni di storia alle spalle), costruzioni di mattoni di fango, coni con un foro in alto, simili appunto ai trulli. Oggi quelle rimaste sono adibite a depositi, ma alcune sono state restaurate e sono un’attrazione turistica. Disposte attorno a un cortile, sono collegate fra loro da passaggi interni, in ogni “cono” una stanza: una dimora davvero confortevole. L’ennesima sorpresa di questa terra tanto antica quanto ospitale.
Autore: Gloria Ciabattoni – gloriaciabattoni@gmail.com
Fonte: quotidiano.net, 10 dic 2019