Una recente missione archeologica italo-tunisina costituita da un’equipe mista di professionalità tunisine (tra cui le archeologhe Afef Rihai, Maha Bannour e la geologa Aïda Zaddem) e italiane (gli archeologi Lorenzo Zurla, Dominique Di Caro, Stefania Fornaro, Maurizio Paoletti e il filologo e fotografo Salvo Micciché) sta operando a Cartagine in un progetto denominato “Projet Amphithéâtre de Carthage”.
La missione è codiretta dal dr. Hamden ben Romdhane (ricercatore capo dell’Istituto Nazionale del Patrimonio di Tunisi) e dall’archeologo Giovanni Di Stefano (Università della Calabria), in collaborazione con l’Università La Manouba (Tunisi) e l’Università di Biserta.
Il gruppo, nel corso dell’attività di scavo, ha anche attivato vari incontri istituzionali, come quelli con i rappresentanti dell’INP (Institut National du Patrimoine) di Tunisi, il Muséee de Carthage e l’Ambasciata italiana a Tunisi. Il direttore, Giovanni Di Stefano e Salvo Micciché (che ha curato il reportage), in rappresentanza dell’équipe italiana, hanno incontrato l’Ambasciatore italiano a Tunisi, Fabrizio Saggio.
Nel corso dell’incontro l’ambasciatore italiano Saggio, prendendo atto dei lavori in corso, in particolare per quelli svolti nell’area dell’anfiteatro dove si svolgono le ricerche italiane, ha sottolineato il ruolo dell’Italia in sinergia con le autorità tunisine per la valorizzazione, conservazione e tutela del patrimonio archeologico e architettonico.
L’equipe ha avuto anche una riunione operativa con il Conservatore del Parco di Cartagine, Moez Anchour, e con funzionari ministeriali e archeologi tunisini, tra cui i professori Mounir Fantar e Moheddine Chaouali.
“La missione archeologica – spiega Di Stefano – si è svolta sul sito di Cartagine presso l’anfiteatro e dintorni. Sono stati effettuati scavi archeologici, indagini georadar ed analisi geo-archeologiche di materiali da costruzione. Questa ricerca ha portato alla scoperta dei resti di un edificio termale, costruito probabilmente nel IV secolo d.C. con diverse successive fasi edilizie. È stato rinvenuto un ambiente con esedra, pavimentato con mosaico a tessere bianche. Indagini georadar e geo-archeologiche sono state effettuate anche all’interno dell’anfiteatro in collaborazione con le Università La Manouba. Con l’Università di Biserta sono state effettuate indagini geologiche su campioni di malta, intonaci, ecc…”
La missione continuerà nei prossimi mesi con ulteriori analisi dei dati e dei reperti.
Fonte:
Salvo Micciché, Missione Archeologica italo-tunisina a Cartagine, équipe del prof. Giovanni Di Stefano – salvo@biancavela.it
Documentazione:
INP (Institut National du Patrimoine, Tunis)
Università della Calabria
Immagini: Salvo Micciché e Hamden ben Romdhane.