Helmut Ziegert è tornato sulle coste della Libia lo scorso, anno per dare seguito ad una scoperta emozionante. Nel settembre del 2000 la sua collega Marliese Wendowski stava scavando quel che pensava fosse una grande casa colonica quando, a 12 piedi di profondità, s’imbatté in un pavimento coperto da uno straordinario mosaico di vetro e pietra, di un gladiatore esausto che fissava il suo avversario morto. La scoperta era giunta in una fase troppo avanzata dello scavo, perché la spedizione di quell’anno si spingesse oltre, così gli archeologi dell’Università di Amburgo hanno riseppellito il mosaico.
Quando Ziegert ed i suoi collaboratori sono finalmente tornati al sito – presso la città di Homs, nelle vicinanze dell’antico insediamento romano di Leptis Magna – hanno trovato, insieme alle rovine di una modesta casa colonica, quelle di una villa imponente che ospitava i gladiatori, le antiche superstar dello sport romano. I mosaici decoravano il pavimento di un’elaborata sala da bagno con acqua calda, e consistevano di piccoli pezzi di vetro verde, marrone e dorato, e pietre, disposte sopra un sottile strato di gesso sopra cinque pollici di cemento. Ziegert, che ha condotto scavi per tutto il nord Africa, racconta il suo stupore nel constatare l’imponenza dell’opera: cinque enormi pannelli che si estendevano per 30 piedi.
Le scene ritraevano l’arena dell’anfiteatro romano poco distante. Nel pannello, il team di Ziegert ha scoperto, inizialmente, la testa del gladiatore ucciso voltata all’indietro, quasi fuori dall’immagine, in una tecnica che è molto più propria della pittura che dei mosaici. Nell’altro panello, quattro giovani combattevano a mani nude contro un toro selvatico a terra, un guerriero ingaggiava una battaglia solitaria contro un cervo dalle lunghe corna, ed un gladiatore che indossava calzoni dal disegno elaborato, levava il suo scudo contro un nemico sofferente. Alcuni specialisti di antichità hanno dichiarato che il tocco pittorico indica che il mosaico fu creato probabilmente da un artista romano.
Il mosaico è una finestra su una fervente città romana al culmine del dominio dell’Impero sul Nord Africa. Collocata nel porto naturale sulla costa Libica dell’Africa del Nord, Leptis Magna fu fondata circa 3,000 anni or sono dai Fenici come avamposto commerciale per la regione mediterranea. Dopo secoli di sommovimenti politici, l’area fu annessa all’impero romano attorno al 25 a.C. Pareti e portali furono costruite attorno alla città in momento successivo, ma i residenti mantennero il diritto di proprietà sulla terra e sul controllo degli affari locali. I commercianti di Leptis Magna lavorarono bene durante il regno romano, ma dopo il crollo dell’impero, nel V secolo d.C., il prestigio della città e della popolazione venne meno. La città scomparve completamente dell’XI secolo. Oggi, l’antico insediamento si trova insediato presso Homs, una città moderna che ospita di frequente missioni archeologiche ed un numero crescente di turisti stranieri.
Come molti degli edifici originari di Leptis Magna, la villa che Ziegert sta riportando alla luce fu seppellita nel corso del tempo dal lento scivolamento delle colline circostanti. Si crede che i proprietari della villa fossero ricchi commercianti locali. Data l’abilità dell’autore del mosaico, i commerci dovevano essere enormemente redditizi.
Lo scorso giugno Ziegert ha richiesto ai tecnici Libici di sollevare il pannello dal terreno, per trasportarlo a più di un miglio di distanza e cementarlo alle pareti del piccolo Museo dei Mosaici di Leptis Magna, finanziato dagli ufficiali italiani. La rimozione è stata però aspramente criticata da alcuni archeologi, che sostengono sia stato danneggiato in modo irreparabile. “Le bellissime opere d’arte romane sono rimaste ben preservate sotto la sabbia per circa 2,000 anni, solo per essere dissotterrate frettolosamente e prelevate senza attenzione” ha dichiarato Giuma Anag, consulente tecnico per il Dipartimento di Archeologia libico. “Sarà necessario il lavoro di buoni restauratori, diversi anni e molto denaro per liberare il mosaico dalla sua attuale base di cemento e acciaio”. Altri ritengono che invece di spostare le antichità, si dovrebbe garantire un’accurata sorveglianza, affinché siano lasciate dove si trovano. Ma è pur vero che si sovrappongono sempre complicazioni economiche che bloccano questo tipo di iniziative.
Ziegert respinge gli addebiti, sostenendo che i mosaici furono danneggiati secoli prima, durante un terremoto attorno al 200 d.C.. Abdallah Elmahumdi, ricercatore scientifico e direttore per il Dipartimento di Archeologia nega che gli archeologi abbiano danneggiato i reperti. “E’ stato scavato secondo la comune tecnica scientifica. Chi vi ha lavorato, ha agito con enorme professionalità e con i migliori materiali disponibili al dipartimento.”
(…) EC©2004 Newsletter di Informazione Archeologica www.laportadeltempo.com
Fonte: Newsletter Archeologica – newsarcheo@yahoo.it http://www.smithsonianmag.si.edu/smithsonian/index.shtml – 23/03/05
Autore: Eleonora Carta
Cronologia: Arch. Romana