Una complessa sequenza di edifici di epoca medievale, probabilmente a destinazione residenziale, è stata riportata alla luce durante gli scavi archeologici effettuati nell’ambito dei lavori di recupero della sconsacrata chiesa dei Santi Sebastiano e Rocco, situata tra via dei Leo e androna dei Coppa, nel quartiere di Cavana, una zona del centro storico di Trieste considerata ad alto rischio archeologico.
L’indagine, effettuata dalla ditta Archeotest, sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Archeologia del FVG, si è subito rivelata di grande importanza dal punto di vista storico: immediatamente al di sotto delle quote pavimentali dell’edificato attuale, d’origine seicentesca, sono infatti riemerse una serie di strutture articolate in vani quadrangolari con pavimentazioni in lastre o in scaglie arenacee, riferibili al periodo medievale della città di Trieste.
Molta la ceramica databile al XIII-XVI secolo rinvenuta insieme a frammenti di vetro. E’ stato pertanto possibile, proprio sulla base delle associazioni ceramiche isolare due principali fasi d’intervento costruttivo: la prima degli inizi del Trecento, epoca in cui fu realizzato l’antistante perimetro difensivo, con i contestuali interventi di bonifica dell’area paludosa a mare delle banchine romane ormai non più in uso, la seconda ascrivibile al Quattro-Cinquecento, quando si consolidarono gli assetti urbanistici del quartiere”.
L’importante scoperta, come afferma l’archeologa Paola Ventura, ha consentito, per la prima volta, di mettere in luce, su un’ampia area e non solamente in trincee o sondaggi limitati, una sequenza di utilizzi dello spazio urbano, in piena continuità dal basso Medioevo ad oggi, correlando anche alle diverse fasi conosciute le strutture tuttora conservate in elevato”.
L’intervento, finanziato dalla Curia Vescovile di Trieste e affidato all’Impresa di costruzioni Rosso srl, è finalizzato al recupero, dal punto di vista artistico e architettonico ma anche funzionale, dell’antico edificio, che da chiesa fu convertito in abitazione privata, nella seconda metà del 1700, con conseguenti modifiche strutturali della facciata esterna. Da anni in stato di abbandono si cercherà ora, anche sotto la direzione scientifica della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio, di ripristinarlo per restituirlo alla cittadinanza.
Fonte: Soprintendenza Archeologia del FVG, 12 mag 2016