Diventa zona archeologica la parte retrostante dell’Hotel Greif di viale Miramare dove nei mesi scorsi è venuta alla luce un’altra piccola porzione della villa romana di cui storicamente si ha notizia, e probabilmente si tratta della zona termale dell’antichissima residenza ormai sepolta dalle attuali costruzioni, e parzialmente da un campo di tennis.
Questo direbbero le tesserine a mosaico che con molta emozione sono state rinvenute lo scorso maggio nel corso degli scavi per i lavori in corso, dai quali scaturirà il raddoppio della struttura alberghiera.
L’altro giorno è stato il sindaco Roberto Dipiazza – che già aveva fatto un sopralluogo nell’area – a firmare la delibera di salvaguardia per il nuovo pezzo di preziosa archeologia che Trieste restituisce, casualmente. Si è così deciso come modificare la nuova costruzione. Dovrà essere sollevata rispetto alla quota cosiddetta ”zero” di terreno.
Si dovrà sopraelevare il pavimento di due metri, in maniera da non toccare, non turbare e non nascondere i segni dell’antica Tergeste. Quel pavimento inoltre dovrà essere trasparente, in modo da consentire la visione di ciò che resta delle strutture romane.
«Abbiamo trovato questa soluzione – dice Dipiazza – per salvare i pezzi della villa romana e cioé i mosaici recentemente venuti in luce, saranno lasciati al loro posto e tutti li potranno vedere».
Al cantiere dell’albergo era subito andata per un sopralluogo lo scorso maggio, chiamata dagli stessi proprietari dell’albergo e dai progettisti, la soprintendente per i Beni archeologici Franca Maselli Scotti, che aveva bloccato i lavori del cantiere.
Si era da subito fatta strada l’ipotesi di replicare quanto fatto in Cittavecchia coi i ritrovamenti in area Urban: predisporre cioé una copertura di protezione e non seppellire il ritrovamento. E così verrà fatto.
Il progetto dell’albergo non avrà bisogno di essere riscritto, un cambiamento è già stato deciso quando si è resa evidente l’esistenza di nuove propaggini della villa romana là dove era stato previsto il parcheggio sotterraneo della nuova ala ricettiva. Gli scavi non avranno luogo. Oltre a pezzi di muratura ciò che soprattutto ha emozionato gli scopritori sono state le tesserine di mosaico perfettamente visibili sotto il terriccio. Non si tratta di mosaici a figura, quindi la loro preziosità è meno impressionante ed emozionante, ma pur sempre di tratta di un pezzo di casa degli antichi abitanti romani. Un patrimonio che a Trieste – se si esclude il teatro e l’arco di Riccardo – è molto nascosto, poco visibile, poco raccontato, è una storia che invece appassiona gli studiosi, per certi aspetti anche come un romanzo o un enigma perché non tutto è in luce, non tutto è spiegato. Anche questi mosaici grigi resteranno visibili a pochi, verranno a trovarsi in un edificio privato.
Felici i proprietari Lucio e Michela Vudafieri: le nuove saranno «stanze con vista». Non sul mare ma sul passato.
Fonte: Il Piccolo 06/07/2009
Autore: Gabriella Ziani
Cronologia: Arch. Romana