Era cio’ che l’archeologo Sebastiano Tusa, scomparso alcuni mesi fa in un incidente aereo in Etiopia, aspettava fin dall’inizio delle ricerche: i rostri, gli elmi, le stoviglie di bordo e le numerose anfore non completavano, infatti, il quadro. Le armi dei soldati impegnati nella Battaglia delle Egadi conclusiva della prima guerra punica, non erano state, mai ritrovate. Dopo oltre vent’anni di scontri navali e terrestri, Cartagine subì presso le Egadi una sconfitta pesante in termini di uomini e soprattutto di navi; con le finanze esauste, dovette chiedere la pace a Roma.
La scoperta effettuata tre giorni fa, tanto agognata dal compianto Sebastiano Tusa, artefice dell’individuazione del luogo della battaglia della prima guerra Punica, conferma le intuizione dei ricercatori: una spada in metallo, della lunghezza di circa settanta centimetri con una lama larga cinque centimetri, appartenuta probabilmente ai soldati di uno dei due eserciti.
Oltre all’eccezionale ritrovamento della spada sono stati recuperati anche due rostri che presentano una particolare decorazione con forma di animale nella parte sommitale, quindi sicuramente appartenuti a graduati dell’esercito romano; due chiodi di grandi dimensioni, a sezione quadrangolare, probabilmente appartenuti a una delle imbarcazioni affondate durante lo scontro; due coppie di paragnatidi, protezioni laterali in metallo applicate all’elmo atte a proteggere il volto dei soldati. I 2 elmi assieme ad un altro del tipo montefortino di pregiatissima fattura sicuramente dell’esercito romano, vanno ad aggiungersi ai 22 ventidue gia’ recuperati nelle campagne precedenti; restaurati, sono in esposizione presso il Museo della “Battaglia delle Egadi” a Favignana.
“E’ la conferma – dichiara il dirigente generale dei Beni culturali Sergio Alessandro – che l’amico e collega Tusa cercava da molti anni. In sua memoria portiamo a casa un risultato di grande valenza scientifica. Questi ritrovamenti confermano il valore delle collaborazioni tra Regione Siciliana, enti scientifici, fondazioni private e soggetti in possesso di alte tecnologie”.
Le ricerche in mare, inizialmente condotte unicamente in maniera strumentale dalla Soprintendenza del mare e dalla Rpm nautical foundation, da tre anni si sono avvalse della competenza dei subacquei altofondalisti della Global underwater explorer che, con l’indagine diretta dei subacquei e il recupero dei reperti individuati, hanno dato impulso e velocita’ alle complesse operazioni finora assicurate da un robot subacqueo (Rov).
Indagini radiologiche e Tac, condotte dal professore Massimo Midiri, direttore della sezione di Scienze radiologiche del dipartimento Bind dell’Universita’ di Palermo, hanno confermato la struttura dell’arma che sara’ oggetto di studio nelle prossime settimane. La spada si presenta totalmente incrostata dagli organismi marini che in piu’ di duemila anni la hanno avvolta
I reperti, dopo lo studio e il restauro, andranno ad arricchire l’esposizione all’interno dell’ex stabilimento Florio di Favignana dove, in una sala allestita con spettacolari elementi multimediali, sono esposti i rostri e gli elmi recuperati nelle campagne precedenti.
“La scoperta di queste armi antiche, degli elmi con decorazione e dei rostri – afferma il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci – arricchisce il nostro patrimonio di conoscenza sulla battaglia delle Egadi. Un momento che ha segnato la storia della civiltà mediterranea. Una storia riscritta recentemente dal compianto assessore Sebastiano Tusa ed è a lui che dedichiamo queste ultime scoperte. Dobbiamo avere sempre più consapevolezza del fatto che siamo una super-potenza mondiale nell’archeologia marina. Per questo il governo regionale assicurerà maggiori risorse e investimenti”.
Fonte: www.qaeditoria.it, 25 lug 2019
Foto: Particolare del rostro di una nave romana recuperato nel 2008 nel mare tra Levanzo e Trapani.