Da un primo esame visivo, effettuato su tre anfore ancora coperte dalla sabbia rinvenute a pochi metri di distanza, la datazione dovrebbe poirtare al IV-V sec. d.C.
Parliamo di un relitto di nave avvistato dal subacqueo Battista Grillo nel corso di una battuta di pesca in località Valderice, nel trapanese.
Il relitto, del quale si è subito interessato il Soprintendente del Mare Sebastiano Tusa, giace a circa 250 metri dalla costa ad una profondità di circa quattro metri su un fondale di sabbia e rocce.
Da una prima ricostruzione il naufragio potrebbe essere stato provocato da condizioni meteo-marine avverse tali da rendere ingovernabile la nave, causandone l’affondamento.
Spostando la sabbia in alcuni punti sono state individuate le tavole del fasciame esterno, connesso con la tecnica a linguette e cavicchi.
Segni di carpenteria incisi in antico per facilitare il montaggio delle varie parti dello scafo sono visibili sui legni; tale peculiarità rende interessantissimo il futuro studio del relitto.
Le anfore ritrovate sembrerebbero di tipo africano, ipotesi confermata da un’altra anfora del tipo Keay databile al V sec. d.C., rinvenuta e consegnata precedentemente sempre dallo scopritore.
Fonte: Exibart on paper Giugno-luglio 2008. n. 50