Sculture in marmo, anfore e oggetti antichi. Oltre cinquemila opere inventariate di inestimabile valore risalenti al primo secolo avanti e dopo Cristo, tornate alla luce durante i 40 anni di lavoro di scavo nelle ville A e B del sito archeologico di Oplontis, sono abbandonate e impolverate in un deposito attiguo agli scavi.
Un caso per il sito oplontino e che si ripercuote sulla passione di migliaia di addetti ai lavori e appassionati d’arte ignari della situazione.
Mancanza di progetti, luoghi di esposizione, e soprattutto di fondi alla base dell’incredibile vicenda. L’ultima esposizione di queste opere in Campania, risale al 1996 durante una mostra dal titolo: «Pompei abitare sotto il Vesuvio».
«Purtroppo – dice il direttore degli scavi di Oplontis Lorenzo Fergola – questo è un grave problema che si è trascinato nel corso degli anni. Un ventennio di scavi che non ha avuto la giusta valorizzazione. Conservate nei nostri depositi ci sono opere dal valore inestimabile. La custodia viene assicurata grazie ad un sistema di allarme sofisticato. È davvero triste – continua – avere tutti i giorni questa situazione davanti agli occhi. Mostre? Ci fu una richiesta qualche anno fa da parte dell’Archeoclub di Torre Annunziata. Chiedemmo un progetto. Non abbiamo mai ricevuto risposta. Purtroppo – continua Fergola – dobbiamo fare i conti con la mancanza dei finanziamenti e di strutture che possano ospitare stabilmente questi reperti. Speriamo che con la nuova soprintendenza archeologica di Napoli e Pompei qualcosa possa cambiare».
Il vero problema è legato alla mancanza di fondi.
«L’idea dell’Archeoclub – dice la responsabile dell’associazione Mirella Azzurro – è di organizzare una mostra con questi reperti. In quel deposito ci sono sculture bellissime che dovrebbero essere esposte in una struttura stabile e sicura. Avevamo pensato, in alternativa, ad una mostra temporanea nello spolettificio. Purtroppo mancano i finanziamenti. Occorrerebbero 150mila euro. I reperti devono essere puliti, restaurati, spolverati. L’assicurazione poi è molto costosa. La soprintendenza? Ci metterebbe a disposizione i reperti per la mostra ma non i soldi. Bisognerebbe cercare quindi i finanziamenti tra Comune, regione e gli sponsor. Ci siamo scoraggiati».
«Siamo dispiaciuti – dice il sindaco Giosuè Starita – che un simile patrimonio dall’importanza storica inestimabile non abbia la giusta considerazione. Da parte del Comune c’è la volontà di risolvere il problema. La soluzione migliore è di esporre i preziosi reperti nel museo archeologico di prossima apertura. Soltanto in quella struttura si potranno stabilmente ammirare le tante opere conservate nel deposito degli scavi di Oplonti. La mostra temporanea? Non risolverebbe il problema».
Fonte: Il Mattino Archemail NewsLetter 18/04/2008
Cronologia: Arch. Romana