Torino non è un’area archeologica di rilevanza mondiale, però anche da noi, scavando, qualcosa di antico si trova.
Rimasta per secoli un piccolo borgo, la nostra città è pur sempre di antichissime origini. Augusta Taurinorum venne fondata nel I sec. a.C.: approssimativamente tra Porta Palazzo, piazza Castello, via Santa Teresa e via della Consolata, rimase tale fino al XVI secolo.
Le recenti vicende di piazza San Carlo e di piazza Vittorio Veneto, hanno tuttavia dimostrato che reperti archeologici possono essere ritrovati anche al di fuori del perimetro (2.800 metri in tutto) del quadrilatero romano.
Reperti “interessanti ma privi di valore monumentale”, secondo la definizione del Ministero dei Beni culturali, che il 21 giugno scorso ha messo la parola fine alle polemiche sulla presunta distruzione di importanti reperti venuti alla luce durante gli scavi per i due parcheggi interrati. In ogni caso, tutto è stato catalogato, fotografato e studiato, d’intesa con le Soprintendenze piemontesi per i Beni architettonici e archeologici. Non solo, i reperti più significativi sono stati trasferiti presso il Museo di Antichità di via XX Settembre. E nel caso dei pilastri, riaffiorati in piazza San Carlo, del ponte costruito nel 1620 in occasione del matrimonio di Vittorio Amedeo I e Maria Cristina di Francia, ponte demolito già cent’anni dopo, si è anche deciso di conservarli. Saranno inseriti (visibili al pubblico) nel parcheggio in via di realizzazione, che sarà pronto quest’autunno. Proprio su Piazza San Carlo, si erano maggiormente concentrate le attenzioni e le connesse polemiche (fra titoli di stampa e petizioni popolari di segno opposto). Scavando per realizzare il parcheggio interrato da 376 posti e la pedonalizzazione della piazza, sono stati portati alla luce resti di un’abitazione di epoca romana (a ridosso del Caval ‘d Brons), una necropoli romana – tombe complete di resti umani – più o meno davanti al Caffè Torino e parti di un bastione difensivo cinquecentesco (sul lato nord ovest della piazza), oltre ai già ricordati resti del ponte, tra il monumento equestre e l’imbocco di via Roma verso piazza Castello.
Anche i lavori per il parcheggio interrato di piazza Vittorio Veneto (598 posti su tre piani) hanno portato alla luce antiche strutture. Trasversalmente alla piazza (in una diagonale est-ovest), sono stati rinvenuti resti delle fondazioni sei e settecentesche, demolite nei primi anni del XIX sec., durante l’occupazione francese. Dal sottosuolo hanno fatto la loro apparizione anche alcuni scheletri – presumibilmente di soldati sabaudi – risalenti all’assedio del 1706. In più, i lavori di scavo hanno portato alla luce tratti di fognatura ottocentesca e alcune cantine tardomedievali, oltre a resti dell’antico borgo, fuori le mura, che si affacciava sul Po prima della sistemazione della piazza e dei Murazzi. E infine, è stata rinvenuta un’abitazione rustica di epoca romana, all’angolo con via Bonafous. Anche in questo caso i Comitati tecnico-scientifici del Ministero per i Beni culturali (come già per piazza San Carlo, della quale hanno apprezzato la pedonalizzazione), hanno considerato “privi di rilevanza monumentale e in condizioni tali da non poter essere in alcun modo valorizzati” i resti rinvenuti, sia di epoca romana che più recenti.
Chiuse le polemiche, quindi, e via libera al completamento delle opere, la cui realizzazione era stata decisa, dopo un serrato dibattito, dal Consiglio comunale.
Fonte: CittAgorà 11/07/05
Autore: Claudio Raffaelli
Cronologia: Arch. Romana