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TORINO. Mostra “La Scandalosa e la Magnifica” sul culto di Iside in Piemonte.

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Mostra archeologica “La Scandalosa e la Magnifica”. 300 anni di ricerche su Industria e sul culto di Iside in Piemonte, allestita nello Spazio Scoperte al secondo piano della Galleria Sabauda dal 23 aprile al 10 novembre 2024. Si parte dalle vicende archeologiche e dai culti della città romana piemontese le cui sorti archeologiche hanno accompagnato la storia e le vicende del museo torinese e del casato sabaudo: Industria, la citta “mercato sul Po”, nota già nell’antichità (ricordata da Plinio) e che reca tra le più antiche attestazioni in Italia del culto di Iside, “La scandalosa e la magnifica” (Inno a Iside, parte del capitolo “Tuono, mente perfetta” del codice VI di Nag Hammadi, in Egitto, un insieme di testi gnostici cristiani e pagani risalenti al III-IV secolo d.C., rinvenuti nel dicembre 1945), la dea orientale che da sempre attirò l’attenzione dei Savoia nella ricerca di costruirsi nobili e mitologici origini.
torinoIl culto di Iside a Torino in età romano-imperiale è testimoniato dal ritrovamento, nel 1567, di una base di statua dedicata alla dea. L’iscrizione (perduta), è citata nel 1577 da Filiberto Pingone, storico e consigliere di stato di Emanuele Filiberto, nell’opera “Augusta Taurinorum” in relazione alla fondazione egizia di Torino, nuova capitale del Ducato.
Il Pingone afferma che la città fu chiamata Taurina e scelse i tori come divinità in riferimento a Iside. La leggenda delle nobili origini egizie di Torino genera un precoce interesse per l’antico Egitto. È in questa ottica che si comprende l’acquisizione della statuetta di Osiride Chronokrathor (Signore del Tempo, a sottolineare il perenne ciclo di morte e rinascita cui il dio, fratello e sposo di Iside, è collegato), avvolto nelle spire del serpente Aion, datato alla prima metà sec. II d.C. – sec. III d.C. e giunto nelle collezioni sabaude nel 1612 dalla raccolta di Alessandro Monaldi, mercante di antichità per il granduca di Toscana.
Altrettanto interessante, e presente negli spazi della Grande Galleria voluta da Carlo Emanuele I era anche la celebre Iside Cabalistica (oggi esposta nella Galleria Archeologica del Museo di Antichità), busto in marmo nero già registrato nell’inventario della Galleria nel 1631 posato a terra all’altezza della quattordicesima guardaroba, e poi confluito nelle collezioni museali nel 1731, donata dallo stesso Re Carlo Emanuele III.
È oggetto di grandi studi e diatribe al tempo di Giuseppe Bartoli, chiamato a Torino nel 1745 come Professore di Eloquenza Italiana e Lettere Greche, e divenuto Antiquario Regio (ossia Direttore del Museo di Antichità) nel 1751.
Nel 1761, infatti, John Tuberville Needham visitando il museo, osserva il celebre busto istoriato di simboli e vi riconosce un originale egizio raffigurante la dea Iside e riconduce gli strani simboli ai geroglifici che ritiene interpretabili sulla base di una ipotizzata affinità con i caratteri cinesi. La suggestiva interpretazione suscita un grande dibattito internazionale, e viene ben presto sconfessata dallo stesso Bartoli, insieme ad una commissione di esperti, che nel 1762 dimostra come il marmo non sia egiziano, ma di provenienza lombarda (marmo nero di Varenna), e, anzi, sia una produzione seicentesca. È forse proprio a seguito dell’infuocata diatriba tra studiosi, e probabilmente per volontà del Bartoli stesso, che viene prodotta la replica, anch’essa in marmo nero di Varenna, di testa femminile con turbante, inv. n. 35, che quindi potrebbe essere considerata una “copia didattica” settecentesca per il museo universitario. In un inventario tardo ottocentesco degli oggetti d’arte di Casa Savoia, sia questa opera in formato ridotto che la Iside Cabalistica, pur di diversa qualità artistica, sono attribuiti allo scultore francese Nicolas Cordier, attivo a Roma agli inizi del Seicento.
torinoLa “fortuna di Iside a Torino” è ormai fatta e la dea così diviene una sorta di protettrice esoterica della città. Questo fascino trova terreno fertile nel neonato Museo di Antichità (e in mostra nella prima grande sala di ingresso) quando, pochi anni dalla sua creazione, gli assistenti museali Antonio Rivautella, Giovanni Paolo Ricolvi, ricevono dal Magistrato della Riforma dell’Università l’incarico di chiarire (in un momento davvero precoce per la storia dell’archeologia) la natura e l’identificazione di un sito archeologico presso Monteu da Po (TO) che restituiva da anni oggetti in bronzo ed in marmo.
La città, citata da Plinio il Vecchio (Naturalis Historia III, 5), era stata fino allora confusa con Casale Monferrato: il ritrovamento e la descrizione da parte dei due studiosi dell’iscrizione in bronzo citante i Pastophori industrienses (sacerdoti preposti ai vari culti egizi, ed in particolare a quello della dea Iside), oltre che a dirimere la questione sull’ubicazione della città romana citata da Plinio, porta ad arricchire il museo con una serie di manufatti in bronzo provenienti dal sito, tra cui il celebre tripode in bronzo, riccamente decorato da sileni su zampe leonine, sfingi accovacciate al di sopra di un motivo a racemi vegetali, in corrispondenza del punto di massima apertura, e sostegni superiori ornati da tre teorie figurate raffiguranti Dioniso, tre vittorie alate sul globo, una serie di sfingi accovacciate: un’opera di pregio, forse tesaurizzata nel santuario o forse usata per i culti, datata alla metà del II secolo d.C.
La realizzazione della mostra rientra nel progetto “Marmi romani e biografie torinesi: idee e materiali per la valorizzazione delle collezioni epigrafiche del Museo di Antichità di Torino”, sostenuto da Fondazione CRT.

Info:
Da martedì a domenica, orario 9-19 (ultimo ingresso ore 18)
Ingresso compreso nel biglietto dei Musei Reali
Intero € 15,00 Ridotto: € 2,00 (ragazzi di età dai 18 ai 25 anni)
Gratuito: minori di 18 anni; persone con disabilità e un loro accompagnatore; Insegnanti con scolaresche; Guide turistiche con gruppi; Personale del Ministero; Possessori di Abbonamento Musei, Torino+Piemonte Card, tessera ICOM; Giornalisti regolarmente iscritti all’Ordine
Aperture straordinarie: 25 aprile, 29 aprile, 1° maggio, 2 giugno, 24 giugno 2024
E-mail: info.torino@coopculture.it
Telefono: +39 011 19560449
Sito per acquisto biglietti: https://www.coopculture.it/
Musei Reali, Museo di Antichità
Visite accompagnate al percorso archeologico della Basilica del Salvatore
Ogni martedì alle ore 15, 16 e 17 e ogni sabato alle ore 10, 11, 12.
Ingresso compreso nel biglietto dei Musei Reali, partenza dall’atrio della Manica Nuova

Fonte:
Museo di Antichità

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