Offerta immobiliare da non perdere nel quartiere Barca. Vendesi due alloggi, una torre campanaria di otto piani costruita poco dopo l’anno Mille e una chiesa sconsacrata di età medievale, rimaneggiata in epoca barocca. Prezzo modico, verrebbe da dire, poco più di mezzo milione. Un’occasione che capita una sola volta nella vita: abitare in un “rustico” fatto di pietre, malta e storia di una città come l’Abbadia di Stura.
Sembra una barzelletta o una scena di quel vecchio film di Totò dove due impacciati truffatori cercano di vendere ad un turista americano uno dei monumenti più importanti di Roma come la fontana di Trevi. Ma, in questo caso, l’offerta immobiliare è reale: qualche foto, una breve descrizione e un numero di una seria agenzia.
“In zona Barca-Bertolla, vendesi ex complesso abbaziale”, si lgge su Internet. Un’offerta uguale a tante altre, anche se ad essere in vendita è uno dei gioielli del passato della nostra città.
L’Abbadia di Stura, appunto. Eretta nel Medioevo per assistere i pellegrini sulla via di Gerusalemme, negli Anni Settanta è diventata proprietà privata. Acquistata per 50 mila lire dal pittore Giovanni Zattarin, la chiesa romanica e il suo campanile gotico sono oggi un rudere.
“Sì, l’annuncio è ancora valido – dicono al telefono dalla Ponti Immobiliare di via Bogino -. Il complesso è in vendita, però eventuali opere di ristrutturazione devono essere prima accordate con la Soprintendenza”.
Un’annotazione che fa tirare un sospiro di sollievo a chi teme che l’Abbadia possa essere danneggiata. “E’ doveoso essere preoccupati per le ulteriori compromissioni che potrebbero verificarsi con il passagio di proprietà”, dive Vittorio Agliano, capogruppo in Circoscrizione 6 della Federazione della Sinistra. E mentre i residenti della Barca da anni sognano di trasformare la vecchia Abbadia in un centro polifunzionale per il quartiere, dalla Circoscrizione 6 preferiscono essere realisti: “E’ un simbolo caduto in disgrazia – dice il presidente Conticelli -. Con la recente variante 221, che prevede la creazione di un “cuscino verde” con un’area di servizi privati, la città valorizzerà la zona. In questo periodo di difficoltà economica, però, è da irresponsabili chiedere che l’Abbadia di Stura possa diventare pubblica. L’unico auspicio è che una fondazione privata si faccia avanti.
Sembra una barzelletta o una scena di quel vecchio film di Totò dove due impacciati truffatori cercano di vendere ad un turista americano uno dei monumenti più importanti di Roma come la fontana di Trevi. Ma, in questo caso, l’offerta immobiliare è reale: qualche foto, una breve descrizione e un numero di una seria agenzia.
“In zona Barca-Bertolla, vendesi ex complesso abbaziale”, si lgge su Internet. Un’offerta uguale a tante altre, anche se ad essere in vendita è uno dei gioielli del passato della nostra città.
L’Abbadia di Stura, appunto. Eretta nel Medioevo per assistere i pellegrini sulla via di Gerusalemme, negli Anni Settanta è diventata proprietà privata. Acquistata per 50 mila lire dal pittore Giovanni Zattarin, la chiesa romanica e il suo campanile gotico sono oggi un rudere.
“Sì, l’annuncio è ancora valido – dicono al telefono dalla Ponti Immobiliare di via Bogino -. Il complesso è in vendita, però eventuali opere di ristrutturazione devono essere prima accordate con la Soprintendenza”.
Un’annotazione che fa tirare un sospiro di sollievo a chi teme che l’Abbadia possa essere danneggiata. “E’ doveoso essere preoccupati per le ulteriori compromissioni che potrebbero verificarsi con il passagio di proprietà”, dive Vittorio Agliano, capogruppo in Circoscrizione 6 della Federazione della Sinistra. E mentre i residenti della Barca da anni sognano di trasformare la vecchia Abbadia in un centro polifunzionale per il quartiere, dalla Circoscrizione 6 preferiscono essere realisti: “E’ un simbolo caduto in disgrazia – dice il presidente Conticelli -. Con la recente variante 221, che prevede la creazione di un “cuscino verde” con un’area di servizi privati, la città valorizzerà la zona. In questo periodo di difficoltà economica, però, è da irresponsabili chiedere che l’Abbadia di Stura possa diventare pubblica. L’unico auspicio è che una fondazione privata si faccia avanti.
Fonte: La Stampa, 22/11/2011