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TERZIGNO (Na). Il Museo Archeologico, tra reperti e storie umane ancora da raccontare.

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Pezzi in oro e in argento, tra cui una situla, una coppa, uno specchio, una falera, una fibula, 21 monete, rinvenuti nelle ville romane e presentati lo scorso 13 febbraio, sono esposti in mostra permanente presso il Museo Archeologico Territoriale di Terzigno (MATT), al Corso Luigi Einaudi.
terzignoUn altro tassello della Grande Pompei (è a pochi chilometri), che amplia i suoi spazi ed allarga le sue collezioni, qui, nelle viscere della terra vesuviana, dove il tempo pare essersi fermato nel 79 d.C., custodendo gelosamente storie umane tra le ceneri dell’eruzione, una delle quali riemerge oggi al MATT col titolo: “Il Tesoro di Terzigno. Ori e argenti della Villa 2”.
Tra i reperti in esposizione, ecco una scena che sembra raccontare un dramma antico, con nel “triclinium” di detta Villa, il grande ambiente in cui gli abitanti cercarono rifugio dalla furia del vulcano, rinvenuti, durante la campagna di scavo del 1984 nell’ex cava Ranieri, gli scheletri di cinque persone, tra cui quello di una giovane donna, che portava al collo tre splendide collane d’oro: una con pendente a forma di luna crescente, una in oro e smeraldi ed un’altra finemente lavorata con motivi a foglia, mentre al polso bracciali d’oro, modellati a forma di serpente con occhi di vetro verde, simbolo di protezione e potere nell’iconografia romana. Ma l’elemento più intrigante, è stato ritrovato sotto il suo bacino: una piccola borsetta di stoffa con dentro appunto 21 denari d’argento.
Cosa racconta questa scena?, ci si chiede. Era il tentativo disperato di mettere in salvo i propri beni? O forse quei monili svelano un indizio sul suo status sociale? Non si esclude, infatti, che la donna ritrovata fosse una figura influente, magari una padrona di casa con legami aristocratici.
Sebbene alcuni dei preziosi monili, siano ancora in mostra in Australia e nelle Marche (ritorneranno presto in situ e saranno anch’essi visibili), il Museo Archeologico di Terzigno si arricchisce ora di una collezione che restituisce uno spaccato della vita quotidiana e del lusso di un’epoca tragicamente interrotta.
Grazie alla collaborazione tra il MATT, il Parco Archeologico di Pompei e le istituzioni locali, il progetto della “Rete per i musei del Vesuvio”, si va concretizzando, con l’obiettivo di valorizzare questi reperti straordinari e le storie che ancora hanno da raccontare.
<< Il materiale archeologico oggi finalmente visibile era in deposito a Pompei e all’Antiquarium di Boscoreale, ha spiegato il direttore del MATT, Angelo Massa, ma sia gli affreschi che gli oggetti sono stati prestati per varie mostre in giro per il mondo. Abbiamo una convenzione con la Soprintendenza che prevede che tutto ciò che proviene dalla cava potrà essere esposto qui. Nel tempo ci sono già stati degli ampliamenti espositivi: nel 2020 ad esempio abbiamo accolto un triclinio e la ricostruzione di un intero ambiente e nel 2023 un’altra stanza. Nella cava sono presenti solo le strutture murarie, gli affreschi sono stati staccati, ma la Villa 1 è stata portata alla luce parzialmente, quindi c’è una previsione di scavo>>.
Il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, a sua volta sottolinea che << il Museo di Terzigno è un altro tassello della Grande Pompei, il vasto parco diffuso di cui sono parte i siti archeologici dell’Area Vesuviana gestiti dal Parco Archeologico di Pompei. Il futuro di Pompei, prosegue, è al di fuori delle sue mura. Nel Parco ovviamente c’è tutta un’attività di manutenzione, restauro, ricerca, anche qualche scavo nuovo, ma la grande potenzialità da sviluppare la vedo appunto a Oplonti, a Civita Giuliana, Stabia, Longola e anche a Terzigno che è un sito davvero eccezionale e con una conformazione geologica, vulcanologica estremamente interessante. Da qui provengono oggetti sicuramente di grande fascino ed importanza, come la megalografia della Villa 6 che ha dei confronti solo a Pompei, nella Villa dei Misteri, e nella Villa di Publio Fannio Sinistore a Boscoreale, i cui reperti sono al Metropolitan Museum di New York ed al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Parliamo dunque di un ritrovamento di cui esistono solo altri due esempi e che sicuramente giustifica tutto quello che possiamo fare per valorizzare e rendere meglio noto Terzigno>>.
Un museo, continua Zuchtriegel, è sempre una scelta dettata da motivi di conservazione e di tutela, <<ma la nostra grande fortuna è di avere dei musei vicino ai siti archeologici e dunque l’idea è quella di raccontare al pubblico non il singolo oggetto, ma il suo inserimento in una realtà vissuta duemila anni fa… Non è solo la Villa 6 o la Villa 2, dunque, ma è l’insieme del sito. Per questo mi convince l’approccio dell’amministrazione comunale nel realizzare qualcosa che inizialmente sembrava solo un sogno folle: trasformare la cava in un parco archeologico>>.
Insomma, le eccellenze della Cultura non si fermano e non conoscono ambiti ristretti. Anzi.

Autore: Gennaro D’Orio – doriogennaro@libero.it

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