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TARANTO. Tibia (strumento musicale) in osso al MArTA.

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La tibia in osso, rinvenuta in località Santa Lucia a Taranto in occasione dello scavo di una sepoltura il 23 agosto 1885, misura complessivamente 68,0 cm; presenta tracce di colorazione tendente al verde, esito dell’ossidazione del rame utilizzato nell’assemblaggio dei vari pezzi costituenti. È databile al II-I sec. a.C. È esposta al Museo Archeologico Nazionale di Taranto – MArTA, nella Sala 22, vetrina 58B, 2.1.
Questo strumento a fiato è infatti realizzato con diversi elementi cilindrici avvitati tra loro, l’ultimo dei quali, posto all’estremità, si allarga leggermente verso l’esterno. Su ciascun elemento sono presenti fori di varie dimensioni e forme (circolari, rettangolari o tagliati in modo che il loro profilo somigli alla forma di una foglia). Nei punti di congiunzione dei diversi elementi cilindrici sono visibili degli anelli di rame, in parte ossidati e in parte gravemente danneggiati.
Le tibiae erano strumenti musicali a fiato, di forma tubulare, il cui suono era ottenuto grazie alla colonna d’aria immessa, che faceva vibrare una sottile lamina (linguetta o “ancia”), inserita nell’imboccatura. La varietà dei suoni derivava dal numero dei fori praticati nella parete dello strumento e dal numero delle canne, poiché la tibia poteva essere semplice o doppia. La tibia doppia consisteva in due tubi, spesso di varia lunghezza.
Simile al più famoso αὐλός (aulòs) dell’antica Grecia, la tibia poteva essere realizzata in osso, canna, bronzo o argento; l’imboccatura (ὅλμος – olmos) era d’osso o d’avorio.
Il nome dello strumento deriverebbe dall’osso animale – solitamente appartenente ad un ovino, ma secondo il poeta Orazio anche ossa di asino – a partire dal quale era prodotto.
Poco sappiamo di preciso riguardo le origini di questo strumento, la cui invenzione era ricondotta dai Greci a divinità diverse (Marsia, Olimpo, Cibele) e ad altrettante località (Frigia, Lidia); un ampio riferimento in Polluce (Onomastikón, IV, 74) elenca varie tipologie di tibiae, legate a diverse tradizioni locali (tibie tebane, argive, corinzie, ecc.).

Fonte: Museo Archeologico Nazionale di Taranto

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