A Taranto, recentemente, è stato inaugurato un nuovo Parco Archeologico, il Parco Collepasso.
Esso conserva un prezioso tratto delle mura difensive del V secolo a.C. ma la Soprintendenza, ora non più a Taranto ma a Lecce, non ha ancora trovato una soluzione per la sua gestione, per cui il sito dopo un solo giorno di apertura è stato subito dopo chiuso al pubblico. Immaginiamo dunque le spese sostenute, a carico della comunità.
L’area di Collepasso, ad ovest dell’omonima masseria, corrisponde al settore nord—orientale del centro antico, che coincide ancora oggi con un quartiere periferico di recente urbanizzazione: si tratta di una vera e propria “isola” risparmiata dall’invadente espansione edilizia in quanto area demaniale, per altro contigua a zone militari.
Nel corso della campagna di scavo effettuata nel 1987, furono messi in luce i resti del circuito murario di età greca (V sec. a.C.), che proteggeva l’abitato verso est e che raggiungeva, in questo tratto, la costa del Mar Piccolo. Le mura, conservate oggi a livello di fondazione, erano costruite con blocchi di carparo, a doppio paramento, con setti trasversali di collegamento ed emplekton (riempimento) interno, In alcuni settori si conserva anche un’assise relativa allo spiccato, messa in opera con blocchi sistemati per testa lungo la linea di euthynteria (linea per l’allineamento) tracciata sul filare di fondazione.
Nella stessa zona, verso l’interno della città, sono conservati, inoltre, diversi nuclei di sepolture inquadrabili fra la fine del V ed i primi decenni del IV sec. a.C. Si tratta di tombe con prevalente orientamento nord-sud, di tipologia varia (a sarcofago, a fossa ricavata nel banco di roccia, a fossa parzialmente rivestita di lastre calcaree), quasi sempre con controfossa. La copertura era costituita generalmente da due lastroni di carparo. mentre lastre di terracotta, tegole o coppi caratterizzavano le sepolture infantili. Lo scheletro si presentava supino (disteso), quasi sempre privo di corredo funerario.
Ad un successivo sfruttamento agricolo della stessa area vanno riferiti, invece, numerosi canali comunicanti e collegati con pozzi, che costituiscono una complessa rete idrica per l’utilizzo delle acque piovane e sorgive.
La frequentazione di età romana è documentata dalla presenza di una strada che attraversava perpendicolarmente le mura. I lavori di restauro e valorizzazione dell’area archeologica sono stati eseguiti per riqualificare l’intero comprensorio rionale, attraverso la creazione di itinerari di visita ai resti antichi inseriti in ampi spazi di verde attrezzato.
Oltrepassando via C. Battisti, immediatamente alle spalle del Campo Mazzola, sono visibili altri resti del circuito murario, meglio noti come le mura di Solito-Corvisea, messe in luce fra il 1970 e il 1973.
In attesa di valorizzazione e di fruizione, di più difficile realizzazione in quanto i resti delle mura ricadono in proprietà privata. l’area versa in uno stato di completo abbandono.
Le caratteristiche costruttive della fortificazione sono simili a quelle dei tratti già descritti; va segnalata, comunque, l’individuazione di torri e di una porta in corrispondenza di un percorso viario. Inoltre, all’esterno delle mura, con andamento ad esse parallelo, è stata in questa zona accertata la presenza di un fossato difensivo largo ca. 15 metri.
Bibliografia:
G. A. MARUGGI, in Notiziario delle attività di tutela. Ottobre 1986 — Agosto 1987, Taras VII, 1-2, 1987, pp. 129-130.
A. DELL’AGLIO, in AA.VV., Proposte di parchi archeologici in Puglia, in I siti archeologici. Un problema di musealizzazione all’aperto, Roma 1988, pp. 138-140.
F. G. LO PORTO. L’attività archeologica in Puglia. in Atti dell’XI Convegno di Studi stilla Magna Grecia (Taranto 1971), Napoli 1972, p. 501.
F. G. LO PORTO, L’attività archeologica in Puglia, in Atti dell‘XIII Convegno di Studi sulla Magna Grecia (Taranto 1973), Napoli 1974, p. 421-422.