Nel 1999 furono effettuati alcuni saggi di scavo preliminari ai lavori di restauro del mosaico e dell’intera pavimentazione. Nel corso di questi scavi è stata rinvenuta una semplice tomba a fossa, orientata approssimativamente est-ovest, contenente i resti di un giovane uomo e una crocetta in lega di argento.
L’analisi dei resti ossei ha dimostrato che si trattava di un individuo di sesso maschile, morto all’età di circa 20/25 anni la cui vita fu segnata da un grave trauma, consistente nella frattura – lussazione della spalla sinistra, che gli causò un’invalidità permanente.
La crocetta, che costituisce l’unico elemento rimasto dell’abbigliamento del defunto, è in realtà uno spillone la cui parte superiore è a forma di croce leggermente patente, ovvero con le estremità dei bracci svasate.
Si tratta di un elemento tipico del rituale funerario dei longobardi dell’Italia meridionale, databile tra la fine del VII e l’inizio dell’VIII secolo d.C.: l’epoca in cui si pone l’episcopato del vescovo Cataldo.
Gli scavi nella basilica cattedrale di Taranto
Il duomo di Taranto ha una storia, lunga, complessa e non ancora totalmente conosciuta. Esclusa la presenza in corrispondenza della chiesa attuale di una fase tardoantica, durante la quale comunque Taranto doveva avere una sua cattedrale presso la città romana in corrispondenza del Borgo attuale, gli scavi effettuati tra il 1999 e il 2003 hanno individuato la presenza di almeno un altro luogo di culto precedente la cattedrale bizantina, dedicata prima a Santa Maria e poi, dall’XI secolo, a San Cataldo in conseguenza del ritrovamento del sarcofago con i resti “più bruni dell’avorio antico” e della famosa crocetta aurea.
La chiesa altomedievale aveva tre absidi orientate ad est. La successiva cattedrale bizantina, posta emblematicamente al centro della città, rinata dopo la distruzione saracena, avrà orientamento opposto.
In seguito i Normanni, nuovi signori dell’Italia meridionale, la trasformeranno nella basilica che oggi possiamo ammirare.
Fonte: www.museotaranto.beniculturali.it, mag 2022
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