Ultime novità dal mondo della scienza: ce le fornisce il notiziario scientifico online PhysOrg.COM del 30 ottobre 2007.
Da questo notiziario apprendiamo che il metodo adoperato finora per lo studio del DNA allo scopo di risalire alle origini e individuare una persona, ora si comincia ad applicarlo anche agli oggetti, ai materiali liquidi e solidi come per esempio gli alimenti contenuti nelle antiche anfore, molte delle quali ripescate da navi naufragate molti secoli fa in fondo ai mari.
Questo nuovo metodo di studio e ricerca del passato è stato elaborato da un team che ha operato in piena sintonia all’interno del MIT, del WHOI (Woods Hole Oceanographic Institution) e della Università di Lund (Svezia).
I risultati saranno pubblicati quanto prima sul Journal of Archeological Science, dopo che per la prima volta i ricercatori hanno identiificato il DNA all’interno dei contenitori di ceramica provenienti da un antico naufragio, rendendo possibile determinare la natura del carico, nonostante il fatto che non vi fosse più una traccia visibile di esso.
Alcuni passi tratti dal notiziario:
Grattando alcuni campioni dall’interno dei contenitori che sono noti con il nome di “anfore”, i ricercatori sono stati in grado di ottenere le sequenze del DNA che hanno identificato il contenuto di una di esse, come “olio di oliva e origano”. L’altra anfora probabilmente conteneva vino, e i ricercatori stanno completando le analisi per una conferma in tal senso.
Brendan Foley, lettore del MIT per il programma STS (Science, Technology and Society), nonché ricercatore del WHOI, insieme a Maria Hansson, biologa del WHOI e attiva presso l’università di Lund in Svezia, hanno trovato le prove del DNA nei resti di un naufragio risalente a 2,400 anni fa, che giace a 70 metri di profondità presso l’isola greca di Chio nel Mare Egeo.
Il resoconto continua come segue:
Foley, insieme a David Mindell, ricercatore del MIT, oltre a David Dibner, professore di Storia dell’Ingegneria e della Industria, nonché direttore dell’ STS, hanno condotto una spedizione nel 2005 che ha esplorato il relitto, recuperando le anfore.
Molti archeologi si stanno specializzando nello studio delle anfore, adoperate come contenitori nelle navi da carico del mondo antico, e adoperate per il trasporto di ogni genere di merci liquide o semi-liquide. Ma lo studio di questi contenitori può essere frustrante, a quanto dichiara Foley, poiché dopo secoli di immersione in fondo al mare, il contenuto di solito è stato portato via dall’azione di lavaggio e gli archeologi sono rimasti con delle bottiglie vuote fra le mani.
Ma ecco alcune interessanti ipotesi fatte in seguito alle analisi dei recuperi da navi naufragate:
La nuova ricerca ci apre la strada verso l’analisi di centinaia di contenitori, che potrebbe “dirci cosa si commerciava, e anche qualcosa circa la produzione agricola totale di un paese,” ha dichiarato Foley. Questo genere di analisi degli antichi residui incrostrati potrebbe persino consentirci un esame approfondito del clima di quel particolare periodo.
La scoperta del DNA dell’olio di olivo e dell’origano in una delle anfore è risultata una sorpresa, dichiara Foley, in quanto Chio era ben nota nel mondo antico come uno dei più importanti esportatori di vini di gran pregio, e gli archeologi avevano dato per scontato che le anfore provenienti da una nave trovata in quell’area averbbe dovuto necessariamente trasportare vino.
L’altra anfora dalla quale Foley e Hansson sono stati in grado di estrarre il DNA può davvero aver contenuto vino, anche se ciò non è del tutto certo. I piccoli frammenti di DNA che essi hanno scoperto possono provenire da pistacchi o dalle resine adoperate per coibentare l’interno delle anfore che trasportavano vino. L’analisi prosegue, usando come punti di riferimento campioni di aziende che si trovano nell’isola.
Il loro metodo potrebbe essere sfruttato per identificare la maggior parte dei prodotti che venivano trasportati in passato, a quanto sostiene Foley, ma probabilmente non si trattava di pesce. Mentre questi talora potevano essere trasportati nelle anfore, purtroppo sarebbe troppo difficile identificarli a causa della contaminazione dell’ambiente marino.
Foley e Hansson hanno anche studiato anfore provenienti da un naufragio diverso, di alcuni secoli più recente, senza però trovare nulla. Foley pensa che ciò sia dovuto la fatto che il secondo sito era molto disturbato dal clima e dalle correnti.
Proseguono le osservazioni di Foley.
Il metodo di cui si è parlato potrebbe fornire nuove indicazioni sulla vita nella Grecia antica e su altre civiltà legate al commercio marittimo, ha dichiarato Foley.”Provate ad immaginare se a qualcuno venisse richiesto di analizzare l’economia americana solo in base ad uno sguardo dato a fusti vuoti da trasporto,” egli ha dichiarato. “Si potrebbe azzardare qualcosa, ma non molto.”
In conclusione Foley e Hansson hanno fatto richiesta di una concessione per portare avanto lo studio di alcune dozzine di anfore l’anno prossimo, allo scopo di sviluppare ulteriormente la nuova tecnica.
Nei prossimi mesi sapremo certamente qualcosa di più sull’esito delle loro ricerche che si preannunciano senza dubbio molto importanti per le applicazioni future nel campo dell’archeologia.
Fonte: superEva Notizie 05/11/2007