La scoperta di un nuovo cranio fossile di Paranthropus robustus di circa 2 milioni di anni fa, rinvenuto nel sito paleoantropologico di Drimolen, nella cosiddetta ‘”Cradle of Humankind’ presso Johannesburg (Sudafrica), ha portato nuova luce sui processi microevolutivi subiti dalla specie estinta di ominini, che visse probabilmente un periodo di rapido e turbolento cambiamento climatico. Lo studio è stato condotto da un gruppo internazionale di ricerca costituito da membri delle Università di Johannesburg, Melbourne, Washington e Pisa.
Prima del ritrovamento del nuovo reperto, spiega una nota dell’ateneo pisano, «si credeva che la specie di Paranthropus fosse caratterizzata da un forte dimorfismo sessuale, con individui maschi che presentavano dimensioni corporee e struttura cranica molto superiori rispetto alle femmine, come oggi in gorilla, oranghi e babbuini”.
Il nuovo fossile è chiaramente appartenuto a un maschio della specie di Paranthropus, ma è di dimensioni minori dei maschi rinvenuti nel vicino sito di Swartkrans, e a sua volta è più grande di un individuo presunto femmina trovato sempre a Drimolen alcuni anni fa. Il ritrovamento, aggiunge l’università di Pisa, «fa supporre che il dimorfismo fosse molto meno pronunciato e indica che Paranthropus robustus si sia evoluto rapidamente».
La causa è probabilmente una risposta a una trasformazione climatica che mise sotto stress molte specie di ominini.
«La scoperta – osserva Giovanni Boschian, docente del dipartimento di Biologia dell’università di Pisa – mette in evidenza un sottile cambiamento avvenuto in tempi relativamente brevi durante il processo evolutivo di una specie. È un caso estremamente raro e difficile da osservare nella documentazione fossile, che è notoriamente molto discontinua e incompleta, soprattutto nel caso degli ominini».
Fonte: www.avvenire.it, 9 nov 2020