Dormiamo su un materasso da almeno 77 mila anni. A testimoniarlo è il giaciglio più antico mai ritrovato finora, datato tra gli 80 mila e i 75 mila anni fa nel Paleolitico medio.
Si tratta di una specie di futon, realizzato con steli, giunchi e foglie compattati per ottenere un materasso morbido e spesso. Intrecciato o no? Non si sa.
«A produrlo sono stati gli Homo sapiens sapiens», spiega Diego E. Angelucci, archeologo dell’Università di Trento, «uomini anatomicamente simili a noi, nel riparo roccioso di Sibudu, in Sudafrica. In quel momento in Europa vivevano i Neanderthal».
INSETTO-REPELLENTI – I vegetali per il giaciglio sono stati scelti in modo accurato. Si è preferito usare piante in grado di rilasciare sostanze insetticide e insetto-repellenti, come la Cryptocara woodii.
Si tratta di una specie di futon, realizzato con steli, giunchi e foglie compattati per ottenere un materasso morbido e spesso. Intrecciato o no? Non si sa.
«A produrlo sono stati gli Homo sapiens sapiens», spiega Diego E. Angelucci, archeologo dell’Università di Trento, «uomini anatomicamente simili a noi, nel riparo roccioso di Sibudu, in Sudafrica. In quel momento in Europa vivevano i Neanderthal».
INSETTO-REPELLENTI – I vegetali per il giaciglio sono stati scelti in modo accurato. Si è preferito usare piante in grado di rilasciare sostanze insetticide e insetto-repellenti, come la Cryptocara woodii.
«Questo indica la conoscenza delle proprietà delle piante intorno al rifugio», sottoliena Angelucci, «e la volontà di tenere lontano le zanzare, soprattutto quelle portatrici di malaria».
Il buon sonno, comodo e senza ospiti sgraditi, si consuma quindi fin dalla preistoria. «Le analisi del luogo dimostrano che il sito era domestico», precisa l’esperto. «Di sicuro non un riparo occasionale. L’ambiente era diviso in aree adibite alle varie attività: la zona notte, la zona lavoro e la zona discarica. Il risultato dello studio è molto importante, perché ci fa capire che il comportamento e l’organizzazione della vita quotidiana erano simili a quelle dell’uomo moderno».
ORDINE – La casa non era il massimo, ma il senso di pulizia iniziava a fare capolino nella mente dei sapiens. A partire da circa 73 mila anni fa, gli abitanti del sito hanno cominciato a bruciare i materassi vecchi, insieme alla spazzatura, per liberarsi da insetti e parassiti. S’instaurava così la voglia di tenere in ordine il focolare, perché considerato un bene prezioso per la comunità in via di sviluppo. La crescita della popolazione, infatti, diventa evidente intorno ai 58 mila anni fa, come dimostra l’aumento del numero di giacigli. A scoprire il materasso preistorico è stato un team internazionale di ricercatori, guidati dalla professoressa Lyn Wadley della University of Witwatersrand (Johannesburg), che ha dato la notizia sulla rivista Science. La Wadley lavora nel sito sudafricano dal 1998 e qui ha trovato quindici strati di giacigli, fatti risalire a un arco di tempo tra 77 mila e 38 mila anni fa. Lei ha anche presentato le prove che a Sibudu l’uomo ha iniziato a ingegnarsi, a sviluppare arco e frecce rudimentali e a inventare sistemi di trappole per la caccia.
ORDINE – La casa non era il massimo, ma il senso di pulizia iniziava a fare capolino nella mente dei sapiens. A partire da circa 73 mila anni fa, gli abitanti del sito hanno cominciato a bruciare i materassi vecchi, insieme alla spazzatura, per liberarsi da insetti e parassiti. S’instaurava così la voglia di tenere in ordine il focolare, perché considerato un bene prezioso per la comunità in via di sviluppo. La crescita della popolazione, infatti, diventa evidente intorno ai 58 mila anni fa, come dimostra l’aumento del numero di giacigli. A scoprire il materasso preistorico è stato un team internazionale di ricercatori, guidati dalla professoressa Lyn Wadley della University of Witwatersrand (Johannesburg), che ha dato la notizia sulla rivista Science. La Wadley lavora nel sito sudafricano dal 1998 e qui ha trovato quindici strati di giacigli, fatti risalire a un arco di tempo tra 77 mila e 38 mila anni fa. Lei ha anche presentato le prove che a Sibudu l’uomo ha iniziato a ingegnarsi, a sviluppare arco e frecce rudimentali e a inventare sistemi di trappole per la caccia.
«Per ricavare le informazioni i ricercatori hanno usato due tecniche sofisticate e costose: lo studio archeobotanico al microscopio e la tecnica micromorfologica dei sedimenti al microscopio in strato sottile», commenta Angelucci.
Si tratta di archeologia moderna e tecnologica, necessaria per saperne di più sul nostro passato.
Autore: Paola Caruso
Fonte: Corriere della Sera.it, 11/12/2011