Il sito preistorico è un villaggio megalitico costellato di simboli di cui non si conosce il significato.
Pietre che potrebbero essere la testimonianza di un passato lontano migliaia di anni. Un sito dalle sembianze magiche, pressoché impenetrabile in pieno inverno. Qui non ci arriva nessuna strada che puo’ definirsi tale: è necessario risalire la sommità della montagna a piedi, sfidando la fittissima vegetazione e la popolazione di vipere in agguato.
Siamo in Calabria nel Gran Bosco di Stilo, a cavallo tra le Serre e l’Aspromonte. Arrivati sul luogo la sensazione più suggestiva è di trovarsi davanti a uno ‘Stonehenge’ italiano, un villaggio megalitico non a cielo aperto. C’è anche una costruzione a forma piramidale che domina tra gli alberi. Sulle rocce sono visibili diversi simboli interessanti e dall’origine ancora ignota. “Un mondo nel mondo”, l’ha definito Elia Fiorenza, giornalista del posto che su Calabria Ora ha riportato la notizia. Nella speranza e nell’attesa che la scoperta venga presa in considerazione nei minimi particolari dagli studiosi italiani e internazionali, Tgcom24 ha contattato Alfina e Mario Tassone del Diving Center Punta Stilo, promotori della recente spedizione.
Come e quando è nata l’idea di recarsi sul luogo?
“Nel 2003 avevamo consultato una cartina tridimensionale della Calabria, ci eravamo accorti che in corrispondenza del Gran Bosco di Stilo risultavano tre facce della montagna partendo dalla cima. In questa parte della Calabria il numero 3 è un elemento ricorrente, anche nelle scoperte sottomarine dove noi abbiamo ritrovato molti reperti del VII sec. a.c. Proprio nove anni fa abbiamo inoltrato una segnalazione ufficiale alla Soprintendenza regionale nel 2003 ma nessuno ancora si è mosso con decisione. Nel frattempo abbiamo visitato più volte il sito e nei giorni scorsi abbiamo documentato tutto nei minimi particolari”.
Qual è stata la prima impressione?
“Abbiamo subito intuito che è un posto fuori dal comune. Si respirava l’atmosfera di luogo senza spazio e senza tempo. Molti segni impressi e scolpiti escludono che sia una conformazione naturale, e oltretutto molte pietre anche senza segni sembrano lavorate e sovrapposte. Abbiamo anche individuato una simbologia complessa: la spirale, il rombo o losanga, i segni a coppella e il labirinto. Alcuni nostri compagni di avventura hanno notato presunte similitudini con i siti di Nazca in Perù e di Visoko in Bosnia. Una delle ipotesi, che è ovviamente da verificare e in merito preferiamo non esprimerci, è che ci siano addirittura testimonianze risalenti al periodo neolitico. In Italia è la prima volta che si riscontra un presunto villaggio megalitico così imponente e misterioso”.
Nelle vicinanze del villaggio avete notato altri indizi?
“Chiedendo informazioni sul luogo ci venne indicata la presenza di una strada detta ‘U Triangulu’ al limite delle tre province di Reggio Calabria, Catanzaro e Vibo Valentia. L’area è delimitata da tre grandi massi che fungono da perimetro: Pietra Spada; Pietra del Caricatore; Pietra del Boario. A questo punto ci siamo resi conto che questi luoghi potevano avere a che fare con il più piccolo sito megalitico di Nardodipace. L’allineamento di vari siti storici e preistorici, in linee dritte attraverso la campagna fu notato per la prima volta nel XIX secolo.Ma fu il libro di Alfred Watkins The Old Straight Track, pubblicato nel 1925 che fece conoscere questo fenomeno a un pubblico più vasto. Watkins aveva scoperto una vasta rete di allineamenti che includeva terrapieni, menhir, monumenti circolari, circoli di pietre preistorici, chiese medioevali e simili. Egli chiamò questi allineamenti, che di solito corrono per parecchie miglia, ‘ley'”.
Quali tipi di riti potrebbero essere stati celebrati sul posto nei secoli?
“Il quadro potrebbe essere molto vario. Dal recente satanismo, come è possibile intuire da un albero fulminato nella cui parte inferiore ci sono tre croci, fino alla presunta influenza di civiltà aliene. Nello spettro di possibilità anche elementi legati ai riti dei Giganti, e a quelli delle società segrete. Esistono alcuni segni forse riconducibili sia ai riti di iniziazione sia all’opera, ad esempio una chiodatura, degli antichi tagliatori di pietra”.
Quali caratteristiche presenta la “piramide” e a cosa potrebbe essere servita?
“Al suo interno è contenuto un monolite che presenta almeno un paio di segnature cuneiformi o simil tali. Nel punto più alto c’è una torretta dove incredibilmente sono visibili il Mar Ionio, il Mar Tirreno e lo Stretto di Messina. Non è da escludere la pista che porta alla carboneria e alla massoneria, visto che in questo territorio sono vissuti o passati vari membri della Giovine Italia e garibaldini come Achille Fazzari. Non scordiamo che Garibaldi stesso è stato Gran Maestro”.
Cosa resta ancora da svelare?
“Se fossero effettuati degli scavi potrebbero emergere addirittura altri tesori. In questi anni il Diving Center Punta Stilo si è impegnato al massimo ma non basta. Il nostro auspicio è che l’Università, la Soprintendenza e il Ministero dei Beni Culturali recepiscano il messaggio. Il luogo non è facile da raggiungere, tanto che occorrerà aspettare la prossima primavera per accedervi tranquillamente. Ma di certo bisognerebbe iniziare una valutazione più approfondita. Potrebbe rappresentare anche una fonte di attrazione turistica per una terra che troppo spesso è screditata o dimenticata”.
Autore: Armando Acri
Fonte: http://www.tgcom24.mediaset.it, 14 Ottobre 2012