L’eccezionale ritrovamento di quella statua di donna ricoperta da un peplo finemente drappeggiato è stato fatto ieri da una missione archeologica giapponese che a Somma Vesuviana sta scavando la villa dove si ritiene sia morto l’imperatore Augusto.
Gli archeologi giapponesi stavano indagando in quell’ambiente che dovrebbe essere il portico monumentale della grandiosa villa, situata alla periferia di Somma Vesuviana, dove si spense l’imperatore Ottavio Augusto il 19 agosto del 14 d.C. (apud Nolam, presso Nola, scrive lo storico Svetonio), quando da una delle nicchie ricavate nel muro perimetrale è spuntata la testa della statua.
La figura è alta circa centoventi centimetri, ha i capelli divisi a bande con scriminatura centrale ed è coperta da un “peplo” – si tratta di un abito, generalmente di lana, indossato dalle donne – finemente drappeggiato. Secondo gli specialisti, la statua, di marmo e poggiata su un piedistallo dello stesso materiale ma di colore nero, risale al I secolo d.C..
L’intervento di scavo è frutto di un accordo tra italiani e giapponesi. Questi ultimi, che sono i responsabili del progetto di recupero e dello stanziamento dei fondi, sono guidati dal professor Masanori Aoyagi della facoltà di Lettere dell’Università di Tokio.
La cooperazione italiana è fornita dal professor Antonio De Simone, archeologo dell’Università Federico II di Napoli. Su tutti, c’è la supervisione della Soprintendenza archeologica di Napoli, competente per territorio e retta dal professor Fausto Zevi. Secondo il quale la statua “Oltre ad essere molto bella, conferma le ipotesi che individuano una bottega campana quale produttrice di figure del genere”.
La missione nipponica sta lavorando allo scavo della villa già da un anno. In prima battuta ha riportato alla luce gli elementi che furono indagati da Della Corte negli anni Venti del secolo scorso. Quest’anno, i lavori erano ripresi da alcuni giorni, quando è emersa la statua.
Non si esclude che simili figure siano alloggiate negli spazi prossimi alla nicchia appena scavata, considerato che il muro che ospita le rientranze è simmetrico ad altri resti in cui, all’epoca del primo scavo, furono ritrovati numerosi elementi di statue di marmo.
Fonte: CulturalWeb 10/09/03
Autore: Carlo Avvisati
Cronologia: Arch. Romana