Nur Neon 2002
Tutto ruota attorno a un’ipotesi che può “far cadere i confini del mondo occidentale” così come lo vedevano i Greci. I quali notoriamente avevano fissato i suoi confini al di là delle mitiche “Colonne d’Ercole”, nello stretto di Gibilterra, dove il sole va a tramontare e al di là delle quali si apre l’ignoto. O almeno questa era l’interpretazione del mito universalmente accettata.
Ma è sulla sua collocazione geografica che Sergio Frau si fa venire un dubbio, che deciderà di “sbrogliare per diletto”, a partire dall’osservazione di una cartina protostorica del Mediterraneo per poi risalire, di fonte in fonte, da Omero su su attraverso Esiodo e Pindaro fino ad Erodoto, Eratostene e Strabone.
E arrivare, tra riletture e consultazioni di specialisti, al nodo della famosa città di Tartesso da sempre individuata in Spagna ma di cui esiste una omonima in Sardegna, che a sua volta presenta singolari analogie con la mitica Atlantide così come la descrive Platone: “Un’isola circondata da altre isole e dal continente che tutto circonda”. Quanto al tremendo cataclisma che la inabissò intorno al 1200 a.C. l’ipotesi di Frau del grande maremoto (“tsunami” nella definizione attuale, “schiaffo di Poseidone” per gli antichi), riceve il crisma della credibilità da parte del vulcanologo Mario Tozzi. Messi assieme tutti gli indizi resterebbe da spiegare il perché dello spostamento a Ovest dei confini del mondo conosciuto, dal Canale di Sicilia a Gibilterra. A questo l’autore replica con la necessità creatasi, ai tempi di Alessandro Magno, di bilanciare a Ovest l’estensione del suo impero verso Est con baricentro non più a Delfi ma a Cipro.
Ed ecco smontato un “luogo comune”, così come lo definisce la studiosa di protostoria Fulvia Lo Schiavo che partecipa assieme ad altri accademici, specialisti e studenti di archeologia all’incontro con Sergio Frau promosso dal titolare della cattedra professor Andrea Carandini.
Mentre si accende la discussione sui motivi reali della fine della civiltà nuragica, tra l’ipotesi maremoto e quella storico-economica, c’è consenso pieno e appassionato sulla sfida del giornalista tutta giocata su linguaggio e metodo. Il primo rende accessibile e avvincente la lettura di un argomento così ponderoso. Il secondo insegna a non adagiarsi sul sapere precostituito: messaggio rivolto agli studenti e non solo.
Fonte: Presstoday 15/03/03
Autore: Ornella Tommasi (La Nuova Sardegna)
Cronologia: Arch. Italica