E’ stato un ritrovamento fortuito e fortunato, dovuto ad una verifica preliminare dell’interesse archeologico, come prevede il Codice dei Beni Culturali, nell’ambito dei lavori di Autovie Venete per l’adeguamento autostradale del raccordo Villesse-Gorizia.
I lavori di scavo, condotti dalle ditte ArtcheoTest e Petra, con il coordinamento dell’archeologa Tiziana Cividini e sotto la direzione scientifica di Paola Ventura della Soprintendenza, hanno così portato alla luce alcuni lacerti dell’importante arteria stradale, la via Aquileia-Ljubljana, la romana Emona.
I resti sono stati individuati a poca distanza dalle strutture relative al ponte romano alla Mainizza, a conferma del tracciato ipotizzato da Luisa Bertacchi nel 1985: esso si staccava da Aquileia, punto nodale delle comunicazioni fra l’Italia e l’area danubiana e, oltrepassate le Alpi Giulie, giungeva a Emona, costituendo l’asse nevralgico di collegamento tra la X Regio e le località pannoniche.
Nel settore interessato dagli interventi infrastrutturali di Autovie Venete, la via, dopo aver toccato Gradisca d’Isonzo, superava il fiume e piegava verso sud-est, intercettando il raccordo Villesse-Gorizia.
Pare degno di nota il ripetersi di scelte vocazionali strategiche, per cui, a distanza di oltre 2000 anni, importanti tracciati viari continuano ad attraversare questo territorio.
A lato del segmento stradale messo in luce, gli archeologi hanno, inoltre, scoperto, dentro una semplice fossa del terreno, una sepoltura, risalente al periodo tardoantico- altomedievale. Solo le analisi al carbonio 14, che saranno effettuate a breve, consentiranno, però, di puntualizzare la datazione.
Il defunto, di circa trent’anni di età, privo di corredo funerario, giaceva con le braccia distese lungo il corpo e le mani raccolte sul ventre mentre gli arti inferiori erano distesi.
L’antropologo, prof. Alessandro Canci, dell’Università di Padova e Udine, ne ha determinato il sesso maschile solo sulla base della marcata robustezza ossea degli arti, a causa delle mediocri condizioni di conservazione dello scheletro.
Sull’altra sponda del fiume Isonzo, sempre all’altezza del ponte della Mainizza, a fine luglio, si svolgeranno ulteriori verifiche archeologiche, per determinare l’estensione della necropoli altomedievale, venuta anch’essa, recentemente, alla luce, durante scavi condotti dalla Soprintendenza, in vista di una valorizzazione del territorio.
I lavori di scavo, condotti dalle ditte ArtcheoTest e Petra, con il coordinamento dell’archeologa Tiziana Cividini e sotto la direzione scientifica di Paola Ventura della Soprintendenza, hanno così portato alla luce alcuni lacerti dell’importante arteria stradale, la via Aquileia-Ljubljana, la romana Emona.
I resti sono stati individuati a poca distanza dalle strutture relative al ponte romano alla Mainizza, a conferma del tracciato ipotizzato da Luisa Bertacchi nel 1985: esso si staccava da Aquileia, punto nodale delle comunicazioni fra l’Italia e l’area danubiana e, oltrepassate le Alpi Giulie, giungeva a Emona, costituendo l’asse nevralgico di collegamento tra la X Regio e le località pannoniche.
Nel settore interessato dagli interventi infrastrutturali di Autovie Venete, la via, dopo aver toccato Gradisca d’Isonzo, superava il fiume e piegava verso sud-est, intercettando il raccordo Villesse-Gorizia.
Pare degno di nota il ripetersi di scelte vocazionali strategiche, per cui, a distanza di oltre 2000 anni, importanti tracciati viari continuano ad attraversare questo territorio.
A lato del segmento stradale messo in luce, gli archeologi hanno, inoltre, scoperto, dentro una semplice fossa del terreno, una sepoltura, risalente al periodo tardoantico- altomedievale. Solo le analisi al carbonio 14, che saranno effettuate a breve, consentiranno, però, di puntualizzare la datazione.
Il defunto, di circa trent’anni di età, privo di corredo funerario, giaceva con le braccia distese lungo il corpo e le mani raccolte sul ventre mentre gli arti inferiori erano distesi.
L’antropologo, prof. Alessandro Canci, dell’Università di Padova e Udine, ne ha determinato il sesso maschile solo sulla base della marcata robustezza ossea degli arti, a causa delle mediocri condizioni di conservazione dello scheletro.
Sull’altra sponda del fiume Isonzo, sempre all’altezza del ponte della Mainizza, a fine luglio, si svolgeranno ulteriori verifiche archeologiche, per determinare l’estensione della necropoli altomedievale, venuta anch’essa, recentemente, alla luce, durante scavi condotti dalla Soprintendenza, in vista di una valorizzazione del territorio.
Fonte: Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, 07 luglio 2011