Un antico villaggio spunta durante i lavori per la ferrovia.
I primi risultati della campagna di scavo esposti durante un convegno. La zona destinata a diventare un’attrattiva turistica. Migliaia di anni fa, quando le distese coltivate a carciofi ancora non occupavano la località “Forada Gureu”, gli antenati dei sorresi popolavano quell’area.
Oggi, le loro tracce sono state individuate durante lavori per il raddoppio del binario nella tratta Decimo-San Gavino. A poca distanza dalla strada statale 196 e dalla linea ferroviaria è stato scoperto un insediamento, molto esteso, che ha restituito testimonianze a partire dal Neolitico e fino all’Età medievale.
Tra i ritrovamenti di maggiore interesse figurano i fondi di capanne di un villaggio preistorico, ricchissimi di materiali. Gli scavi, avviati alla fine del 2006, sono attualmente in corso ma le ceramiche, le strutture e i resti ossei, ancora tutti da studiare, potranno presto svelare i misteri di questa porzione di territorio.
GLI SCAVI. I primi risultati della campagna di scavo sono stati presentati nel corso di un convegno dagli stessi archeologi che stanno operando sul sito sotto la direzione scientifica della Soprintendenza per i beni archeologici delle province di Cagliari e Oristano. Realizzati da Rfi e Italferr, che stanno curando gli interventi lungo la linea ferroviaria per l’eliminazione dei passaggi a livello, i lavori interessano un’estensione di diecimila metri quadri. L’area è stata suddivisa in quadrati da dieci metri quadri e in alcuni di questi si è proceduto con saggi archeologici, praticando uno sbancamento di mezzo metro.
I GIOIELLI. Le indagini hanno riportato alla luce fin da subito i primi segreti del sottosuolo. L’elenco dei materiali e dei ritrovamenti è lunghissimo: «Lungo i margini dei terreni di carciofi», illustra Gianfranco Canino, collaboratore della Soprintendenza che ha seguito parte dello scavo, «sono stati rinvenuti due vasi globulari, realizzati a mano senza l’utilizzo del tornio e risalenti a circa tre mila anni fa, che contenevano un piatto e una scodella». E ancora: «Vasi miniaturistici di età nuragica alti circa quattro centimetri, che in Sardegna compaiono sia nei luoghi di culto che in contesti funerari; resti di un focolare realizzato con l’argilla e parte di un vaso che copriva resti umani, molto probabilmente riferito a 4.500 anni fa». L’archeologo Fabio Nieddu si è invece soffermato sulla stratigrafia di un saggio, il numero uno, che ha messo in rilievo la presenza di un pozzo, profondo tre metri: «La sua destinazione è di difficile interpretazione ma possiamo ipotizzare che fosse un pozzo per l’acqua. Abbiamo inoltre individuato una serie di “sacche” sub-Ozieri, riferibili al 3.000 Avanti Cristo».
IL FORNO. Ma a riservare una delle sorprese più affascinanti è stato il rinvenimento di un forno medievale e, per la precisione, della sua camera di combustione. Al momento, è l’unica struttura visibile: «Inizialmente, durante i lavori, abbiamo iniziato a distinguere una chiazza sul terreno – ha spiegato Fabrizio Fanari, archeologo – in seguito, sono apparsi i pilastri della camera di combustione, costruiti in mattoni crudi». Nei pressi, c’erano ceramiche del VII, VIII ma anche IX secolo d.C. Sull’utilizzo del forno, Fanari ipotizza: «Probabilmente era destinato alla produzione di tegole per l’edilizia».
IL TURISMO. Il sindaco Walter Marongiu guarda al valore non solo culturale ma anche turistico dell’insediamento, visitabile dal 2009: «Verrà certamente inserito nel circuito di Villasor che include il castello Siviller, l’ex convento e il complesso nuragico “Su Sonadori”. Si tratta di un prezioso arricchimento, che rientra nel nostra ottica di puntare sulla cultura di qualità. Stiamo cercando di individuare nuove forme di finanziamento per la riapertura degli scavi “Su Sonadori”, purtroppo sconosciuto alla maggior parte delle persone. In quest’area intendiamo realizzare infrastrutture per la sua valorizzazione».
Fonte: L’Unione Sarda 06/04/2008
Autore: Mariangela Lampis
Cronologia: Arch. Italica