Tra le massime testimonianze del periodo bizantino in Calabria, pur nella sua semplicità costruttiva, il Battistero di Santa Severina è un elemento storico ed architettonico di grande interesse, essendo l’unico ad avere conservato la primitiva impostazione bizantina.
L’archeologo Paolo Orsi per primo nel 1911 ebbe il merito di rilevarne l’importanza e la singolarità, additandolo agli studiosi dell’arte come uno dei monumenti bizantini più importanti della Calabria. Insieme al magnifico tempietto della Cattolica di Stilo, è infatti il migliore esempio dello stile bizantino anteriore all’anno mille rinvenibile in Calabria.
Si pensa fosse in origine un ‘martyrium’ o addirittura l’antica Cattedrale e solo più tardi fu adibito a battistero, quando si determinò il bisogno di porlo in relazione con la neo costrutta cattedrale. Addossato ad essa (dal lato settentrionale), ma non unito ad essa, è, per dirla con l’Orsi, “una rozza cupola a spicchi, o se piaccia, meglio ad ombrello aperto, sorretta da colonne, attorno alle quali corre un atrio”.
La pianta è cruciforme, il corpo dell’edificio è cilindrico, il tamburo della cupola ottagonale e il cupolino anch’esso cilindrico. L’architettura di questo gioiello deriva dagli edifici a pianta centrale che trovano riferimento nel Mausoleo di Santa Costanza a Roma. Infatti la pianta primitiva era circolare con corridoio anulare e quattro bracci ortogonali, ma la costruzione della sacrestia della cattedrale nel XVI secolo provocò la distruzione del braccio di nord-ovest. Il battistero di Santa Severina è l’unico monumento bizantino, almeno in Italia, a pianta circolare con quattro bracci sporgenti lungo gli assi principali, tali da formare una croce greca. La cupola, ad ombrello aperto a spicchi senza costoloni, è sorretta da otto colonne con capitelli pulvinati, sette delle quali sono in marmo granito. Esse provengono da antichi edifici di Santa Severina, risalenti ad epoche successive. Il portale esterno ogivale risale all’epoca sveva. L’interno, illuminato da due finestre nel corpo cilindrico e da quattro nel tamburo ottagonale, ha perduto la decorazione pittorica bizantina (ne rimangono pochissime tracce) ed ha assunto una nudità molto lontana dall’originario cromatismo.
Nella sua semplicità e severità a realizzare il monumento furono sicuramente maestranze locali, forse non geniali, ma certamente abili se è vero che il Battistero ha sfidato i secoli senza riportare lesioni significative.
Un interrogativo che ha da sempre appassionato gli archeologi è la sua datazione. L’Orsi non ha dubbi nel collocarlo prima dell’ anno mille, tra l VIII e il IX secolo, “alla quale epoca molto lata vanno per conseguenza assegnati due arcivescovi, Giovanni e Teodoro”, i cui nomi figurano in alcuni dei capitelli pulvinati.
Dagli ultimi restauri non è emersa nessuna vasca battesimale. Il fonte esistente viene datato da Paolo Orsi a non prima del XVI secolo.
“Nella sua primitiva concezione mistico-architettonica, il Battistero fu composto di un corpo mediano circolare ricoperto da una tholos di muratura ordinaria poggiante su otto colonne, e di quattro corpi avanzati equilateri, corrispondenti ai bracci della croce greca, e disposti press’a poco secondo i punti cardinali. Schema dunque chiaramente allusivo al martirio di Gesù, col fonte battesimale al cuore, da cui sgorgo’ il divino sangue purificante. Di queste quattro appendici una sola si è conservata sino a noi intatta, quella di sud-ovest” (Galli). Le otto colonne hanno una funzione ben specifica, avendo un significato simbolico nei battisteri bizantini, come spiega Sant’Ambrogio:” Era giusto che l’aula del sacro battesimo avesse otto lati, perché ai popoli venne concessa la vera salvezza quando all’alba dell ottavo giorno Cristo risorse dalla morte”.
Fonte: Amanti della Civiltà bizantina, 27 mar 2021