Si è conclusa la prima campagna di ricerca archeologica sull’antica città romana di Castrum Novum i cui resti si trovano nel territorio di Santa Marinella, tra la punta di Capo Linaro e il Casale Alibrandi. Per circa un mese archeologi italiani e francesi hanno lavorato per documentare i resti ancora affioranti sulla terraferma e sommersi nel tratto di mare subito antistante.
Il nuovo importante progetto ha portato la ricerca archeologica nel cuore della città rivierasca “Perla del Tirreno”, nell’area dove sorse la colonia romana, dedotta nel 264 a.C. a controllo del confine nord dell’antico territorio ceretano.
Grazie ad un lungo lavoro di documentazione e di contatti internazionali promossi dal Direttore del Museo Civico Dott. Flavio Enei, è stata avviata la nuova indagine scientifica che ha portato una nutrita equipe composta da archeologi, geologi, restauratori e tecnici subacquei, alla ricognizione sistematica del sito, sia a terra che in mare.
Del gruppo di lavoro, quasi tutto italo-francese, fanno parte la Prof.ssa Sara Nardi dell’Università di Amiens (Picardia), la Prof.ssa Marie Laurence Haack del Laboratorio di Archeologia della Scuola Normale Superiore di Parigi e il Prof. Gregoire Poccardi dell’Università di Lille che hanno operato in stretto contatto con la Dott.ssa Flavia Trucco della Soprintendenza Archeologica per l’Etruria Meridionale, ispettrice competente per territorio e gli archeologi del Museo Civico.
Dieci ricercatori francesi, studenti e professori, hanno avviato la schedatura e la documentazione grafica e fotografica dei resti affioranti. Il Centro Studi Marittimi del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite, coordinato dal Dott. Stefano Giorgi, si è occupato delle prospezioni in mare destinate a comprendere quanto insediamento sia stato sommerso in seguito all’ingressione marina ed a ricostruire la situazione portuale antica monitorando il fondale e i numerosi relitti presenti a varie profondità. A questa fase della ricerca ha partecipato anche l’Associazione Poseidon, coordinata dal Dott. Edoardo Bruni, con i suoi sofisticati sistemi tecnologici d’indagine sottomarina.
Di grande interesse la scoperta dei resti di strutture pertinenti ad un antico impianto termale costruito in opera mista, oggi in parte demolito dal mare e in parte ancora sepolto sotto la strada soprastante la spiaggia.
Le ricerche hanno confermato la presenza di strati contenti tracce di frequentazione dell’area risalenti all’età del bronzo (II millennio a.C.) e alla prima età del ferro (IX secolo a.C.) molto precedenti alla costruzione della città romana. Per ora mancano dati precisi circa una presenza etrusca ma le indagini sono appena all’inizio e risulta altamente probabile, come nel caso della vicina Pyrgi, una continuità di frequentazione ininterrotta.
L’intervento sulla terraferma è servito per riaprire le indagini nel settore di scavo posto nell’area a giardino pubblico adiacente la via Aurelia dove sono state ripulite e documentate le strutture esistenti ed è stato collocato un nuovo pannello didattico. Anche in questo caso diversi ambienti riscaldati, vasche e una forica (latrina) raccontano l’esistenza di una zona termale affacciata direttamente sull’antica sede stradale.
Particolarmente graditi ed intensi sono stati i contatti con i residenti che numerosi sono venuti in visita per ringraziare i ricercatori e per informarsi, finalmente, sui resti archeologici che da sempre hanno visto ogni giorno senza mai comprenderne la storia e il racconto. Molto soddisfatti tutti i partecipanti all’importante ricerca internazionale che vede la Città di Santa Marinella al centro dell’attenzione del mondo scientifico.
Info: muspyrgi@tiscalinet.it