Il relitto di Santa Severa, una nave oneraria romana diretta in Gallia narbonense sulla via del vino ed affondata nella seconda metà del I secolo a. C. sulle secche al largo di Pyrgi.
Dall’epoca del naufragio, il carico di anfore è rimasto custodito dal mare fino al XX secolo; ma alla fine degli anni ’50, con lo sviluppo del turismo balneare, il fatto che si trovasse su un fondale di soli 5 – 6 metri ne ha permesso lo spoglio quasi completo da parte di subacquei dilettanti.
Le prime notizie ufficiali si devono a Piero Alfredo Gianfrotta, che nel 1959 segnalò il relitto su pubblicazioni scientifiche e analizzò alcune delle anfore di cui privati cittadini avevano adornato i loro villini. Alcuni frammenti di anfore provenienti dal relitto sono stati recentemente restituiti al Museo del mare e della navigazione antica presso il Castello di Santa Severa e formano ora il nucleo di una nuova vetrina.
Con questa scoperta viene a completarsi il quadro di concordanze impostato nel 1982 da Gianfrotta tra il carico del relitto di Santa Severa ed il carico di un relitto simile, il cosiddetto “Dramont A”, conservato nel museo archeologico di Saint Raphaël nel Var (Francia).
Dall’esame degli antroponimi e dalla loro distribuzione nei ritrovamenti di anfore segnalati in tutta Europa, il Cipriani ha ipotizzato che le navi naufragate a Santa Severa e a Cap Dramont avessero iniziato il loro viaggio dalla foce del Garigliano, nella zona famosa per la produzione del vino Falerno, ed avessero fatto tappa a Terracina per completare il carico con l’altrettanto famoso Cecubo.
Ambedue dovevano essere dirette alla foce del Rodano, da dove il vino italico sarebbe dovuto proseguire per i mercati della Gallia interna e forse per la Britannia.
Autore: Giuseppe Fort, 22 apr 2022