E’ stato “pescato” sul fondo del porto-canale di Fiumicino un “Dolium”, del I secondo A.C., utilizzato dagli antichi romani per trasportare granaglie o vino.
Il ritrovamento della giara risale alla scorsa settimana quando il peschereccio San Vincenzo, di 50 tonnellate, era impegnato in una battuta di pesca a strascico nel tratto di mare antistante la costa di Santa Marinella.
«A circa 30 miglia dalla costa e su un fondale di oltre 100 metri – precisa l’armatore Gennaro Del Prete – il motopesca ha subito un brusco calo nelle operazione di traina. Il comandante Gennaro Esposito ha fermato i motori e tirato le reti a bordo, operazione che non è riuscita per il grosso peso della giara che ha rischiato di strappare il verricello. Allora ha deciso di rientrare in porto e attraccare davanti al cantiere Alimar, che dispone di una gru, dove iniziate le operazioni di trasferimento sulla banchina. Purtroppo le reti, già messe a durata prova, si sono lacerate e il reperto romano e finito in fondo al canale».
Le operazioni di recupero, a spese dell’Autorità di sistema portuale, sono state effettuate dall’unità navale “Squalo”, di proprietà della società M.T.M. service, che dispone di un pontone in grado di sollevare 19 tonnellate. I sommozzatori sono scesi in acqua e hanno spinto fuori il fango all’interno del Dolium, alto 1,80 e dal diametro di 3 metri, inserendo un parabordo gonfiabile per favorire la risalita in punto in cui il fondale raggiunge i 2,5 metri.
Quindi la giara è stata imbracata con una rete “giapponese” e per mezzo del pontone è stata sollevata, portato a bordo dello “Squalo” dove sono state verificate le condizioni. Oltre alle incrostazioni marine, il reperto presenta anche crepe. E’ stata poi trasferita presso la sede dell’Autorità in piazzale Molinari.
La giara faceva parte di un carico, stipato al centro di una nave romana, che stava facendo rotta sul porto di Ostia. Per causa ignote è colata a picco e parte del suo carico è finito oggi tra le maglie della rete a strascico del peschereccio di Fiumicino. La sua forma è ovale con un’apertura di circa 40 centimetri da cui era possibile inserire granaglie o vino diretto nell’antica Roma.
Veniva anche utilizzata nelle taverne o per far fermentare l’uva. Sulle navi veniva stipata al centro, a ridosso dell’albero maestro, affiancata da altre giare perché sia a poppa che a prua gli equipaggi adagiavano le anfore adibiti al trasporto di olio. I romani la utilizzavano anche nei depositi per contenere scorte di prodotti alimentati. Veniva impiegata anche nei sottopalchi teatrali quale amplificatore acustico. Non è la prima volta che i pescatori rinvengo questo tipo di reperti di notevole rilevanza storica. Nel 2013, nelle acque di mare antistanti la costa di Fiumicino, venne portata a terra un altro “Dolium” che è oggi esporto nell’atrio della Capitaneria di porto in viale Traiano.
Autore: Umberto Serenelli
Fonte: www.ilmessaggero.it