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SANTA MARINELLA (Rm). Pyrgi sommersa. Nuove scoperte del porto dell’etrusca Cerveteri.

Continuano a restituire importanti informazioni storico archeologiche i fondali dell’antico porto etrusco di Pyrgi nel luogo dell’attuale castello di Santa Severa, a circa 50 km lungo lo costa a nord di Roma.
Le ricerche subacquee, avviate da diversi anni dal Museo del Mare e della Navigazione Antica di Santa Marinella in collaborazione con il Centro Studi Marittimi (CSM) del Gruppo Archeologico del Territorio Cerite, stanno definendo una dettagliata carta archeologica del fondale antistante il grande complesso monumentale di Santa Severa e il famoso santuario etrusco di Pyrgi: il principale porto dell’antica città etrusca di Cerveteri.
Gli archeologi subacquei del CSM con la supervisione della Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria da anni stanno studiando i fondali alla ricerca di ogni indizio utile per comprendere l’antico stato dei luoghi per ricostruire la linea di costa in epoca preistorica, etrusca e romana. L’erosione del mare nei secoli ha sommerso una parte dell’abitato antico e i resti delle abitazioni, dei luoghi di culto e dei moli del porto giacciono sparsi sul fondo del mare alla profondità di circa 2/3 metri. Gli studi, svolti in collaborazione con alcuni ricercatori dell’ENEA da anni impegnati nell’analisi del sollevamento marino in essere nel Mediterraneo e negli oceani, hanno consentito di scoprire quanto il mare sia salito rispetto all’antichità. In particolare, per quanto riguardo gli ultimi 2.500 anni, anche le scoperte di Pyrgi hanno contribuito a capire che rispetto all’epoca etrusca arcaica (VII-VI secolo a.C.) il mare è salito di almeno 1,60 cm e di circa 1,20 cm rispetto all’epoca romana augustea, intorno all’anno 0. Le conseguenze sulla linea di costa sono state forti e hanno determinato la distruzione e la sommersione di un ampio tratto di litorale con tutto ciò che conteneva. Sul fondo del mare giacciono i resti degli edifici esistiti un tempo sulla terraferma con tutte le strutture collegate.
2aDi grande interesse per gli studiosi ciò che rimane del fondo dei pozzi annessi alle abitazioni etrusche ancora rintracciabili in fondo al mare. Da ultimo gli archeologi, coordinati dal direttore del Museo del Mare dott. Flavio Enei e dal responsabile del Centro Studi Marittimi del GATC Dott. Stefano Giorgi, con l’ausilio dei sommozzatori specializzati dell’A.S.S.O, hanno svolto importanti recuperi di materiali contenuti all’interno dei pozzi, preziosi per la datazione del loro abbandono e quindi per la ricostruzione del progressivo avanzamento del mare. Tra i materiali molte ceramiche, metalli e rarissimi oggetti in legno che il fango e la totale umidità ha perfettamente conservato fino ai giorni nostri. Molto interessanti questi oggetti lignei da considerarsi unici nel panorama dei reperti di epoca etrusca: un boccale, una doppia rotella sorta di yoyo e un intero rastrello a più denti! Grazie all’intervento dell’Istituto Superiore per il Restauro che sta curando il trattamento conservativo di così delicati materiali, sarà possibile studiare e ammirare tali oggetti in una mostra che sarà proposta, speriamo già il prossimo anno, presso il Museo del Mare nel Castello di Santa Severa.
Anche l’analisi archeobotanica dei sedimenti contenuti nel vasellame e nella terra dei pozzi sommersi ha condotto ad importanti scoperte, relative alle essenze vegetali presenti intorno alle strutture all’epoca del loro funzionamento, tra le quali spicca il papavero! Soprattutto sono stati individuati numerosi semi di frutti consumati dagli etruschi di Pyrgi e finiti, o forse offerti, alle divinità insieme agli oggetti gettati o deposti nei pozzi. Olive, fichi, nocciole, uva, prugne, e poi i cereali con tanto frumento e orzo!
Il progetto di ricerca “Pyrgi Sommersa” prosegue, con la supervisione della Dott.ssa Valeria D’Atri della Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria, finalizzato alla protezione del patrimonio sommerso e alla difesa del bellissimo tratto di costa, lungo circa due chilometri, ancora esistente e ben conservato, tra il Castello di Santa Severa e la Riserva Regionale di Macchiatonda. Si spera di poter creare una zona protetta, un’oasi blu che arricchisca la proposta culturale e turistica del litorale nord di Roma, impedendo ulteriori speculazioni e utilizzi distruttivi del patrimonio naturale ancora miracolosamente conservato.

Fonte: Museo del Mare e della Navigazione Antica – muspyrgi@tiscalinet.it

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