Risale al V secolo ed è dedicata a Santa Severa la chiesa paleocristiana scoperta per caso nel castello sul litorale.
Santa Severa restituisce pian piano i suoi tesori. Erano nascosti sotto il castello, composto dalla struttura medievale e da quella cinquecentesca col borgo attorno, sopra le antichità romane e l`antichissima Pirgi etrusca.
Il gioiello inatteso è una chiesa paleocristiana del V sec. d. C., dedicata a Santa severa martirizzata sotto Diocleziano alla fine del V secolo dell`era volgare. L`occasione di scavi e restauri è la messa a punto di un importante Centro congressi promosso con 5 milioni di euro dalla Provincia di Roma, centro che si avvarrà di 1200 metri quadri a foresteria (nell`area rinascimentale) e altri 600 nell`arca medievale. L`apertura è per aprile.
Nel corso dei lavori ecco spuntare prima un cimitero medievale con oltre 200 scheletri, sotto il pavimento della sala del Nostromo nella struttura medievale. Uno degli scheletri, un abate e quasi certamente guerriero, è stato trovato in un sarcofago con una grande croce: ha entrambe le braccia fratturate, forse era reduce da qualche scontro.
Ma la sorpresa più grande, nei lavori guidati da Flavio Enei sotto la guida di Rita Cosentino della Soprintendenza archeologica, si è avuta nello scavo del primo cortile interno del complesso: lì è riemersa la chiesa paleocristiana a tre navate, con corredo di colonne rivestite e mura in mattoni di una chiesa fra le più antiche della Diocesi di l`orto e santa Rufina e dell`intera Etruria meridionale costiera.
La chiesa è costruita direttamente all`interno dei resti della grande villa romana e ciò denota la sua alta antichità.
L’edificio è a tre navate delimitate da colonne e pilastri, lungo oltre 15 metri, conservato per un`altezza di circa 3,50 metri con un`abside ampia 3,60 metri con evidenti tracce di affreschi.
«Una grande chiesa sorta sul probabile luogo del martirio della santa, un vero miracolo ritrovarla», dice il vescovo Gino Reali.
La conservazione eccezionale del monumento è dovuta zii suo repentino abbandono ed interro avvenuto forse alla fine del XIV secolo, con un deposito di rifiuti che costituiscono un`ulteriore ricchezza per il ritrovamento di oggetti di uso quotidiano.
Ora, il tutto, a poca distanza dal nuovo Museo del Mare interno al Borgo, aspetta di essere adeguatamente valorizzato.
Ieri il presidente della Provincia Enrico Gasbarri, in visita al sito, ha promesso un degno futuro per queste novità archeologiche del litorale romano.
Fonte: Corriere della Sera Roma, 12/12/2007
Autore: Paolo Brogi
Cronologia: Arch. Romana