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SANTA GIUSTA (Or). L’antica Othoca.

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santa giustaL’attuale insediamento di Santa Giusta, alla foce del Tirso, sorge sopra uno dei più importanti approdi dell’età del Ferro nel Golfo di Oristano: Othoca.
La linea di costa attuale è profondamente diversa da quella antica, modificata nei millenni dalle esondazioni del Tirso, dal sollevamento del mare di oltre due metri e da una notevole serie di alluvioni.
Lo stagno di Santa Giusta originariamente era una baia marittima in prossimità dell’antica foce del fiume più lungo dell’isola.
Il nucleo originario di Othoca, l’acropoli, era localizzata su un piccolo promontorio oggi occupato dalla cattedrale. L’abitato si estendeva per una decina di ettari fino all’area dove oggi si trova la chiesa di Santa Severa. La baia settentrionale era ai piedi di una collinetta dove oggi c’è la frazione di Cuccuru de portu, ed era utilizzata come bacino portuale.
Le tracce archeologiche rilevate presso la cattedrale di Santa Giusta, nel ponte romano e nell’odierno quartiere di Is Olionis, testimoniano l’esistenza di un villaggio dell’età del Bronzo. Il rinvenimento di un blocco di basalto scuro, lavorato accuratamente con la stessa tecnica usata per le tombe di giganti e i templi a pozzo, suggerisce la presenza di un santuario nuragico nei pressi del ponte romano sul rio Palmas. In prossimità del ponte è stato trovato un bronzetto che rappresenta un personaggio seduto che indossa una lunga tunica e stringe nella mano sinistra un ventaglio pregiato (flabello) del tipo di quelli usati dai sovrani.
Per ciò che riguarda i rituali funerari, sono documentate sia la cremazione primaria sia l’inumazione in fossa di terra, ma anche il riutilizzo di tombe più antiche.
santa giustaIn epoca romana fu riformata la viabilità: l’Itinerarium Antonini testimonia che a Othoca si unificavano la via litoranea occidentale (via a Tibulas Sulcis) e la strada centrale (via a Turre Karales). Alla prima via, che collegava Tharros e Othoca, è da riferire la costruzione di un ponte a più arcate che attraversava il Tirso (oggi sono visibili i resti tra le vie Giovanni XXIII ed Enrico Fermi). Il secondo asse viario metteva in comunicazione Othoca con Forum Traiani, scavalcando il rio Palmas con un ponte a 5 arcate che oggi conduce ad un tratto della strada romana.
Gli archeologi hanno eseguito le prime indagini nel 1973 e 1985, recuperando elementi in legno, trenta anfore da trasporto che contenevano ossa di animali macellati, una coppa ed una testina femminile in terracotta.
Una campagna di scavo del 2005-2010 a cura di Carla del Vais ha portato alla luce reperti databili dalla fine del VII a.C. al II a.C: contenitori da trasporto, coppe, bruciaprofumi, lucerne, piatti e coperchi. Le anfore più antiche contenevano resti ossei macellati di ovicaprini giovani, bovini adulti, suini e piccoli uccelli acquatici. Ad essi erano associati numerosi resti carpologici (vinaccioli, pigne, pinoli, mandorle e altri semi). Un reperto curioso è la testa in terracotta realizzata a stampo con caratteri negroidi.
Questo giacimento archeologico è spiegato dai periodici fenomeni alluvionali del Tirso che esondando avrebbe trascinato materiali e strutture posizionate a nord dell’insediamento antico, dove verosimilmente andrebbe localizzato il porto.

santa giustaAutore: Pierluigi Montalbano 27 ago 2024

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