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SAN VITO DI CADORE (Bl). Resinego, un villaggio ma tanti dubbi.

resinego
Tra il 2008 e il 2009, a San Vito si registrarono due importanti scoperte archeologiche: si proposero ipotesi interpretative e ricostruzioni d’insediamenti molto precedenti all’anno 1000, epoca nella quale, sino a quel momento, si faceva risalire la presenza umana stabile.
La prima scoperta, dovuta all’osservazione di un passante, su un lato della strada per Cortina; la seconda, grazie ad un appassionato, nella frazione di Resinego. Ambedue si riferivano a un villaggio con i resti di strutture utilizzate per la vita quotidiana, abitazioni e laboratori artigianali.
Il ritrovamento registrato nelle immediate vicinanze dell’ex albergo San Marco riguardava le poche tracce risparmiate dall’allargamento della statale, costituite da buche di palo, travi e probabili tavole bruciate e pietre di calcare bianco, riferibili a un fabbricato all’interno del quale, durante l’indagine scientifica condotta dall’equipe di Davide Pacitti, si scoprirono frammenti di ceramica, una moneta romana del IV secolo d.C. e un orecchino di bronzo.
A Resinego, invece, ci si trovò di fronte ad un’enormità di resti: oltre 100 metri lineari di sezione, scavata per allargare la strada che porta agli impianti di risalita, osservando la quale si notarono distintamente accumuli di carboni e di pietre ancora di calcare bianco. Tutto questo si rivelò, a seguito di una minuziosa e complessa indagine stratigrafica, un villaggio risalente anch’esso al periodo tardo antico-altomedievale. Quello che non fu per nulla facile, fu invece la ricerca di esempi per spiegare la tecnica costruttiva delle abitazioni, affatto raffinate ma funzionali.
Nonostante la presenza dei romani in parecchie zone del Centro Cadore, nella fattispecie non si erano infatti adottati in pieno i loro metodi edilizi; di leganti come la malta, per gli alzati murari, non si è infatti trovata traccia. E dunque come potevano presentarsi queste case? Un possibile è statp rintracciato all’interno di un bosco di Lozzo. Sono fabbricati di montagna definiti tabià, costruiti completamente con tronchi ma rialzati da terra mediante pilastrini in pietra. E a Resinego sono stati trovati e analizzati parecchi accumuli di pietrame sormontati da assi combuste appartenenti, con molta probabilità, a travature. Da tener presente come lo scavo compiuto nel 2009 non fu molto esteso e tale da poter fornire molti elementi di valutazione e comprensione.
Facendo riferimento alle costruzioni di Lozzo, si può ritenere che quelle antiche di Resinego dove dimoravano le persone fossero rialzate da terra mentre le tettoie e altri ricoveri destinate a produzioni artigianali, che si avvalevano di pali ficcati nel terreno, non avevano alcuna pavimentazione e poggiavano sulla nuda terra.

Fonte: Corriere delle Alpi, 12/01/2011

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