Dal 239mo Congresso Nazionale della American Chemical Society (ACS) è arrivato l’annuncio che si è trovata una nuova metodologia per datare i reperti archeologici di origine organica.
Attualmente si ricorre all’esame del carbonio 14 (C-14), che prevede la rimozione di un frammento dell’oggetto e la sua distruzione attraverso la combustione per misurare la presenza della forma naturalmente radioattiva del carbonio. Per questo motivo alcuni pezzi molto rari o preziosi non sono mai stati analizzati.
Il dottor Marvin Rowe, professore della Texas A&M University, ha presentato il nuovo metodo, chiamato “datazione al carbonio non distruttiva”, che elimina i campionamenti e tutto il processo collegato. In pratica si inserisce il manufatto intero in una camera speciale in cui viene immesso del plasma, un gas ionizzato come quello presente nell TV di grandi dimensioni. Il gas ossida lentamente e delicatamente la superficie dell’oggetto producendo anidride carbonica che viene utilizzata per l’analisi del C-14, senza alcun danno.
Gli scienziati attualmente hanno analizzato circa una ventina di campioni, tra cui legno, carbone di legna, cuoio, pelo di coniglio, un osso con carne mummificata attaccata e un tessuto egizio risalente a 1.350 anni fa: i risultati ottenuti corrispondono a quelli del tradizionale esame del Carbonio 14.
La camera al plasma può essere adattata per accogliere oggetti di grandi dimensioni, come opere d’arte o la Sindone di Torino, anche se secondo il dottor Rowe i custodi di questi tesori vorranno più prove che dimostrino che questo metodo è veramente innocuo per l’artefatto prima di concederle per l’analisi.
Il desiderio del dottor Rowe è ora di sperimentare questa tecnica di datazione sulla “Venere di Brassempouy”, una piccola statuetta d’avorio (è alta 3,65 cm) che dovrebbe risalire al Paleolitico superiore, circa 25.000 anni fa, ed è una delle prime raffigurazioni note di un volto umano.
Attualmente si ricorre all’esame del carbonio 14 (C-14), che prevede la rimozione di un frammento dell’oggetto e la sua distruzione attraverso la combustione per misurare la presenza della forma naturalmente radioattiva del carbonio. Per questo motivo alcuni pezzi molto rari o preziosi non sono mai stati analizzati.
Il dottor Marvin Rowe, professore della Texas A&M University, ha presentato il nuovo metodo, chiamato “datazione al carbonio non distruttiva”, che elimina i campionamenti e tutto il processo collegato. In pratica si inserisce il manufatto intero in una camera speciale in cui viene immesso del plasma, un gas ionizzato come quello presente nell TV di grandi dimensioni. Il gas ossida lentamente e delicatamente la superficie dell’oggetto producendo anidride carbonica che viene utilizzata per l’analisi del C-14, senza alcun danno.
Gli scienziati attualmente hanno analizzato circa una ventina di campioni, tra cui legno, carbone di legna, cuoio, pelo di coniglio, un osso con carne mummificata attaccata e un tessuto egizio risalente a 1.350 anni fa: i risultati ottenuti corrispondono a quelli del tradizionale esame del Carbonio 14.
La camera al plasma può essere adattata per accogliere oggetti di grandi dimensioni, come opere d’arte o la Sindone di Torino, anche se secondo il dottor Rowe i custodi di questi tesori vorranno più prove che dimostrino che questo metodo è veramente innocuo per l’artefatto prima di concederle per l’analisi.
Il desiderio del dottor Rowe è ora di sperimentare questa tecnica di datazione sulla “Venere di Brassempouy”, una piccola statuetta d’avorio (è alta 3,65 cm) che dovrebbe risalire al Paleolitico superiore, circa 25.000 anni fa, ed è una delle prime raffigurazioni note di un volto umano.
Fonte: Newton.logg, 25/03/2010