Prima di essere il luogo del martirio dei santi Canziani e un faro di fede per un’ampia zona dell’attuale Alpe Adria, l’area adiacente alla chiesa parrocchiale di San Canzian d’Isonzo ospitava una villa di epoca imperiale di dimensioni tali da non avere pari in Friuli Venezia Giulia.
La campagna di scavi avviata lo scorso autunno, su incarico del Comune grazie al sostegno finanziario della Provincia e alla collaborazione della parrocchia, dagli archeologi Cristiano Tiussi e Andrea Villa, coordinati nelle indagini dall’archeologa Angela Borzacconi, sta restituendo tutta l’importanza che San Canzian rivestiva già in epoca romana, centro satellite di Aquileia e posto lungo la viabilità “maggiore” dell’epoca.
Gli archeologi ritengono che si trattasse della proprietà di una famiglia patrizia, forse la stessa che diede i natali ai tre martiri, Canzio, Canziano e Canzianilla, uccisi all’inizio del IV secolo dopo Cristo nel corso delle persecuzioni dioclezianee. Come dimostrato nel corso della prima fase delle indagini, la villa fu poi trasformata del resto in primo luogo di culto dei santi.
Gli archeologi ritengono che si trattasse della proprietà di una famiglia patrizia, forse la stessa che diede i natali ai tre martiri, Canzio, Canziano e Canzianilla, uccisi all’inizio del IV secolo dopo Cristo nel corso delle persecuzioni dioclezianee. Come dimostrato nel corso della prima fase delle indagini, la villa fu poi trasformata del resto in primo luogo di culto dei santi.
«Al di sotto della zona su cui è collocato l’altare dedicato ai martiri – anticipa il sindaco Silvia Caruso, che la prossima settimana tirerà le fila della campagna di scavo assieme agli archeologi – è stata rinvenuta una lastra di marmo poggiante su strutture in muratura, ancora sigillata. Gli archeologi dovranno verificare se all’interno del sacello si possano trovare delle reliquie o comunque dei resti utili a comprendere ulteriormente la storia del luogo».
A confermare l’esistenza della villa ancora in epoca imperiale più tarda c’è intanto la moneta rinvenuta nei pressi del muro di cinta e databile con sicurezza al 256 dopo Cristo. Ulteriori dettagli sui risultati ottenuti nel corso delle indagini saranno illustrati dagli archeologi appunto la prossima settimana. La prima fase degli scavi ha comunque già permesso di chiarire come il muro di chiusura della basilica paleocristiana appartenga a una costruzione di età imperiale.
Del primo secolo dopo Cristo sono tutte le strutture messe alla luce alle spalle della basilica, quindi in direzione dell’abside della parrocchiale. L’area era già stata scavata negli anni ’60, ma in modo abbastanza frettoloso, perché l’attenzione era concentrata sulla basilica paleocristiana, che per dimensioni rimane una delle più importanti del suo tempo.
Del primo secolo dopo Cristo sono tutte le strutture messe alla luce alle spalle della basilica, quindi in direzione dell’abside della parrocchiale. L’area era già stata scavata negli anni ’60, ma in modo abbastanza frettoloso, perché l’attenzione era concentrata sulla basilica paleocristiana, che per dimensioni rimane una delle più importanti del suo tempo.
Nell’area della basilica del tardo IV secolo dopo Cristo è stato invece rinvenuto un sarcofago, inserito a un livello inferiore rispetto al piano pavimentale su cui si trovavano i brani di mosaici conservati nell’Antiquarium.
All’interno vi sono stati rinvenuti fili d’oro, forse appartenenti al vestiario del sepolto. Il collegamento tra sarcofago e basilica rimaneva però da chiarire. Sempre sotto il piano pavimentale è stata portata nuovamente allo scoperto la struttura semicircolare che ha sempre posto interrogativi sulla sua natura a partire dalla campagna di scavi di cinquant’anni fa. Un vano a esedra che potrebbe trovare spiegazione se ricondotto, come appartenenza, all’adiacente edificio di epoca romana.
All’interno vi sono stati rinvenuti fili d’oro, forse appartenenti al vestiario del sepolto. Il collegamento tra sarcofago e basilica rimaneva però da chiarire. Sempre sotto il piano pavimentale è stata portata nuovamente allo scoperto la struttura semicircolare che ha sempre posto interrogativi sulla sua natura a partire dalla campagna di scavi di cinquant’anni fa. Un vano a esedra che potrebbe trovare spiegazione se ricondotto, come appartenenza, all’adiacente edificio di epoca romana.
Autore: Laura Blasich
Fonte: IlPiccolo.gelocal.it, 22/02/2012