La campagna di scavi nella chiesetta di San Proto a San Canzian d’Isonzo non ha reso solo i resti di un uomo e di una ragazza, deposti in alcune tombe a inumazione di epoca medievale, di cui non si conosceva l’esistenza prima di dicembre: nella stessa area è stata rinvenuta anche la sepoltura di un neonato.
Una scoperta struggente, perché i resti del bimbo, sempre risalenti al periodo, sono stati scoperti sotto una tegola, come è emerso l’altra sera nell’incontro organizzato dalla sezione isontina della Società friulana di archeologia nella sala dell’oratorio parrocchiale per fare il punto sui risultati prodotti dagli scavi effettuati a fine anno nella chiesetta di San Proto.
A parlare dell’esito dei lavori e della loro importanza sotto il profilo scientifico sono stati Cristiano Tiussi specializzato in archeologia romana e Angela Borzacconi, specializzata in archeologia medievale, che hanno condotto la campagna e sono pronti a riprenderla già ad aprile.
Entro la fine del mese, l’amministrazione comunale ha intenzione di incontrare la Soprintendenza regionale e la Camera di commercio a conferma della volontà di valorizzare il patrimonio archeologico.
«Abbiamo già un progetto delineato per raggiungere l’obiettivo – così il sindaco Silvia Caruso -, che punta a rendere visibili le ultime scoperte e quelle precedenti».
Nel corso del 2010 l’ente locale promuoverà inoltre degli appuntamenti divulgativi degli studi innescati dalla campagna di scavi, la prima dopo 50 anni da quella fondamentale effettuata nel 1960.
«Il sito sta già riscuotendo notevole interesse da parte del mondo accademico e scientifico, ma non solo – aggiunge -: sono molte le scolaresche che lo hanno visitato e le ultime scoperte hanno rinnovato l’interesse dei cittadini verso l’antiquarium e quanto già era visibile».
Tutto lascia supporre che, con la prosecuzione degli scavi, altre tombe a inumazione riaffioreranno, visto che l’area coinvolta dalla campagna archeologica era stata usata come cimitero, prima dell’erezione dell’attuale chiesetta, edificata nel XV secolo.
Nella prima fase degli scavi è stato intanto consolidato anche il mosaico rinvenuto nel 1960. Dopo aver asportato la pavimentazione, realizzata all’inizio del ‘900, gli archeologi hanno inoltre trovato i resti di un piano pavimentale precedente e al di sotto di questo un piano di calpestìo in battuto. Uno strato di livellamento sopra al battuto ha restituito diverse tessere musive, provenienti dalla distruzione di uno dei due mosaici paleocristiani, e frammenti di intonaco.
La ricerca condotta tra il 9 e il 30 dicembre si è svolta in continuità con quella dello scorso secolo, che aveva riportato alla luce le strutture di una piccola aula ascrivibile al IV secolo.
Gli scavi in corso riguardano quindi un’area di grande interesse, che si ritiene fosse adiacente all’antica strada proveniente da Aquileia e diretta a Trieste.
Il Comune ha chiesto un contributo Interreg per allargare le indagini alla zona circostante.
L’intenzione è di riportare alla luce tutti i reperti, creando un passaggio pedonale tra la chiesa e San Proto e gli altri siti.
Autore: Laura Blasich
Una scoperta struggente, perché i resti del bimbo, sempre risalenti al periodo, sono stati scoperti sotto una tegola, come è emerso l’altra sera nell’incontro organizzato dalla sezione isontina della Società friulana di archeologia nella sala dell’oratorio parrocchiale per fare il punto sui risultati prodotti dagli scavi effettuati a fine anno nella chiesetta di San Proto.
A parlare dell’esito dei lavori e della loro importanza sotto il profilo scientifico sono stati Cristiano Tiussi specializzato in archeologia romana e Angela Borzacconi, specializzata in archeologia medievale, che hanno condotto la campagna e sono pronti a riprenderla già ad aprile.
Entro la fine del mese, l’amministrazione comunale ha intenzione di incontrare la Soprintendenza regionale e la Camera di commercio a conferma della volontà di valorizzare il patrimonio archeologico.
«Abbiamo già un progetto delineato per raggiungere l’obiettivo – così il sindaco Silvia Caruso -, che punta a rendere visibili le ultime scoperte e quelle precedenti».
Nel corso del 2010 l’ente locale promuoverà inoltre degli appuntamenti divulgativi degli studi innescati dalla campagna di scavi, la prima dopo 50 anni da quella fondamentale effettuata nel 1960.
«Il sito sta già riscuotendo notevole interesse da parte del mondo accademico e scientifico, ma non solo – aggiunge -: sono molte le scolaresche che lo hanno visitato e le ultime scoperte hanno rinnovato l’interesse dei cittadini verso l’antiquarium e quanto già era visibile».
Tutto lascia supporre che, con la prosecuzione degli scavi, altre tombe a inumazione riaffioreranno, visto che l’area coinvolta dalla campagna archeologica era stata usata come cimitero, prima dell’erezione dell’attuale chiesetta, edificata nel XV secolo.
Nella prima fase degli scavi è stato intanto consolidato anche il mosaico rinvenuto nel 1960. Dopo aver asportato la pavimentazione, realizzata all’inizio del ‘900, gli archeologi hanno inoltre trovato i resti di un piano pavimentale precedente e al di sotto di questo un piano di calpestìo in battuto. Uno strato di livellamento sopra al battuto ha restituito diverse tessere musive, provenienti dalla distruzione di uno dei due mosaici paleocristiani, e frammenti di intonaco.
La ricerca condotta tra il 9 e il 30 dicembre si è svolta in continuità con quella dello scorso secolo, che aveva riportato alla luce le strutture di una piccola aula ascrivibile al IV secolo.
Gli scavi in corso riguardano quindi un’area di grande interesse, che si ritiene fosse adiacente all’antica strada proveniente da Aquileia e diretta a Trieste.
Il Comune ha chiesto un contributo Interreg per allargare le indagini alla zona circostante.
L’intenzione è di riportare alla luce tutti i reperti, creando un passaggio pedonale tra la chiesa e San Proto e gli altri siti.
Autore: Laura Blasich
Fonte: il Piccolo — 05 febbraio 2010.