La grotta di Denisova, in una valle delle montagne di Altai, nella Siberia del sud, è un sito fondamentale per capire la presenza delle varie specie di Homo in Asia. Ora su “Nature”, due articoli hanno ricostruito, grazie a nuove indagini strumentali, l’alternarsi delle diverse specie umane nell’occupazione della grotta nel corso dei millenni.
La decifrazione dei segni umani lasciati a Denisova è quanto mai complessa, poiché riguarda un arco temporale estremamente ampio, che copre sia il Paleolitico medio, tra 340.000 e 45.000 anni fa, sia la parte iniziale del Paleolitico superiore, tra 45.000 e 40.000 anni fa.
La scoperta di manufatti ornamentali antichi, come pendagli fatti di ossa, e altri oggetti di avorio di mammut erano stati attribuiti inizialmente a H. sapiens. Ma la svolta nelle ricerche archeologiche è venuta nel 2010, quando l’analisi del DNA di reperti ossei del Paleolitico medio hanno identificato un ominide appartenente a un ramo filogenetico diverso da quello di H. sapiens, probabilmente vicino ai Neanderthal dal punto di vista evolutivo e chiamato Uomo di Denisova. Le stesse analisi del materiale genetico antico hanno dimostrato la presenza di Denisova e di Nenderthal durante il Paleolitico medio, mentre non sono stati riscontrati segni della presenza di H. sapiens.
Nel primo studio, Zenobia Jacobs e Richard Roberts, dell’Università di Wollongong, in Australia, e colleghi presentano ora i risultati della datazione di 103 depositi di sedimenti che vanno da 300.000 a 20.000 anni fa, insieme con i resti di 27 specie di grandi vertebrati, 100 specie di piccoli vertebrati, soprattutto mammiferi e pesci, e 72 specie di piante. L’analisi di questi reperti è stata effettuata con una tecnica che misura l’ultima volta che alcuni minerali sono stati esposti alla luce solare.
Ciò ha permesso di ricostruire l’ambiente intorno alla grotta di Denisova, che è variato notevolmente nel corso del tempo, passando dall’essere prevalentemente una foresta di latifoglie, nelle epoche più calde, a tundra e steppa, nelle epoche più fredde. Infine, gli autori sono arrivati a stime di quando i Denisoviani (o Denisova) occuparono la grotta: si tratta di un periodo compreso tra 287.000 e 55.000 anni fa, mentre per i Neanderthal varia tra 193.000 e 97.000 anni fa.
Nel secondo studio, Katerina Douka, del Max-Planck-Institut per la scienza della storia umana a Jena, in Germania, e colleghi si sono concentrati sui reperti trovati negli strati risalenti al Paeolitico medio e superiore. I loro risultati riguardano, in particolare, 50 nuove datazioni con la tecnica del radiocarbonio, l’analisi con la tecnica di zooarcheologia per spettrometria di massa di più di 2000 fossili, che ha permesso d’individuare tre nuovi frammenti ossei appartenuti a Denisova, e infine l’analisi di tutti i frammenti fossili di Denisova disponibili finora.
Gli autori hanno concluso che quest’ultima specie era presente nella grotta già 195.000 anni fa, mentre i resti più recenti sono datati a un periodo compreso tra 76.000 e 52.000 anni fa. Tutti i fossili relativi ai Neanderthal, invece, sono datati a 140.000-80.000 anni fa, cioè un’epoca intermedia tra le prime e le ultime testimonianze di Denisoviani.
Per quanto riguarda manufatti, ovvero ciondoli fabbricati con denti e punte di freccia fatte di ossa, risalgono a 49.000-43.000 anni fa: si tratta quindi dei più antichi manufatti scoperti in Eurasia nel nord. Secondo quanto scrivono gli autori “sulla base delle attuali prove archeologiche, si può ipotizzare che questi manufatti siano associati alla popolazione Denisova, mentre non si può determinare se esseri umani anatomicamente moderni fossero coinvolti nella loro produzione, poiché non sono mai stati trovati finora fossili di esseri umani moderni né prove genetiche, così antichi nella regione di Altai”.
Fonte: www.lescienze.it, 31 gen 2019