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ROSCIGNO (Sa). Sede di vice-contea di Krunatun.

roscigno

Identificata la potenziale area della sede fortificata e della necropoli del viceconte longobardo.
MWA Museums finanzierà la ricerca archeologica preliminare.

La storia può essere uno sterile contenitore di date, nomi, luoghi, eventi, o una straordinaria miniera di informazioni, utili a ricostruire un passato i cui pregi e difetti, se sapientemente analizzati, possono entrambe risultare di inestimabile valore per il presente. Dalla storia possiamo apprendere come evitare di ripetere stessi errori, o come migliorare ciò che il passato ha già sperimentato trovandone soluzione. Riguardo nello specifico l’utilità della ricerca storica ed archeologica in tema di architettura medievale in legno, si tratta della straordinaria possibilità di recuperare e migliorare il know-how e le esperienze risolutive che nel medioevo hanno riguardato la tecnologia costruttiva più antica al mondo, e che durante il medioevo europeo, ed in modo particolare nell’esperienza dell’architettura norrena, ha sviluppato in maniera incredibilmente all’avanguardia soluzioni o archetipi di soluzioni perfettamente in linea con quanto ricercato oggi dall’architettura sostenibile e resiliente, come prospettato dagli obiettivi e dalle strategie ONU di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.
Nell’architettura medievale scandinava, ad esempio, si possono già leggere le soluzioni concettuali del perfetto isolamento termico, che non è solo una questione di spessore e massa, ma anche di stratigrafia, o i principi della resistenza sismica, che i Norreni avevano già compreso andava risolto con leggerezza, elasticità, ed omogeneità dei materiali, contrariamente a quanto oggi sviluppano cemento armato, acciaio, e legno lamellare, viaggiando nella direzione opposta.

E’ in tale ottica che la ricerca storica ed archeologica del progetto MWA Museums (Medieval Wooden Architecture Museums) sta esplorando il Parco Nazionale del Cilento. L’obiettivo è riscoprire e ricostruire in scala reale ciò che fu l’architettura in legno della regione Lucania del ducato longobardo di Benevento.
Compresa tra i fiumi Sele a nord, Bussento a sud, Tanagro ad est, e il mar Tirreno ad ovest, la Lucania longobarda è stata, ed è ancora, una delle regioni dell’Italia meridionale a maggior ricchezza forestale. Con così tanto legno di altissima qualità, per fertilità di terra, ricchezza d’acqua, purezza d’aria, e un clima mite subtropicale, è facile dedurre che inevitabilmente i Longobardi di Lucania fecero grande uso di architettura in legno, sia per tradizione che per disponibilità di materia prima, e per lungo tempo, anche quando il resto d’Italia altomedievale iniziò a pietrificarsi, sia a seguito dell’adattamento all’architettura etrusca-greca-romana, sia a seguito del potenziamento delle tecniche di guerra a base incendiaria ed esplosiva, con l’arrivo anche in Italia di fuoco-greco e polvere da sparo, da cui si ebbe la inesorabile trasformazione delle città medievali verticali di legno, alle città rinascimentali orizzontali di pietra.

Dalle ricerche avviate nel 2024 sull’architettura longobarda della contea di Corleto, l’attuale Corleto Monforte, la nostra Krunatun [Thomas Allocca (2024)], siamo giunti alla definizione di numerose teorie di ricostruzione storica, e l’individuazione di decine di siti a potenziale archeologico.
Il territorio di Roscigno, o meglio quello che oggi è chiamato Roscigno Vecchia, fu casale della contea, e dalle nostre ricostruzioni tra VII e XI secolo cambiò varie funzioni. Prima centro agricolo e di allevamento di cavalli da guerra, poi centro produttivo agricolo ed artigianale religioso con monaci benedettini, poi centro religioso di accoglienza pellegrina, con l’abbazia centrale che diventa fortificata, destinata all’accoglienza di pellegrini “di lusso” ed ospiti del conte, e almeno tre xenodochi benedettini a funzione di dogana sanitaria extra-moenia, di cui abbiamo individuato i siti. Straordinaria scoperta è che se la nostra teoria è esatta, i tre xenodochi formano un triangolo perfetto, equidistanti 180m in linea d’aria dal centro di un pozzo che corrisponde alla nostra ricostruzione del chiostro dell’abbazia madre. O si tratta di una straordinaria coincidenza, o i tre xenodochi furono progettati a tavolino secondo canoni non solo funzionali di protezione sanitaria del centro abbaziale interno, ma anche a valore simbolico sia con il numero tre che con la forma geometrica triangolare, chiaro riferimento alla Trinità cristiana. Una sorta di protezione talismanica dell’abbazia madre inscritta nel triangolo e corrispondente al baricentro.

A seguito dei rilievi e delle ipotesi strutturali di uno dei potenziali xenodochi, abbiamo chiesto ad un proprietario confinante di poter ispezionare il suo terreno. Ci è stata concessa un’ispezione superficiale con trincee, e nel riscontro di parametri metrici e strutturali di opere in pietra nascoste da vegetazione ripulita, e tracce di fondazione, sono emerse corrispondenze con possibili edifici appartenenti allo xenodochio. L’estensione del monastero si è ridimensionata, e questa imponente struttura mai citata dai documenti medievali ha fatto riflettere sul potenziale volume strutturale e la ricchezza terriera annessa che a confronto doveva avere il monastero di Santa Veneranda, il più antico e citato nelle fonti del secolo XI che riportano Roscigno come casale di Corleto.

Questo nuovo interrogativo ci ha spinti a fare indagini anche sul monastero di Santa Veneranda. Nei secoli, se ne sono perse le tracce anche del sito, ma anche di questo monastero abbiamo individuato la potenziale area. Interpretando le informazioni dei documenti medievali in chiave architettonica e topografica abbiamo sviluppato varie ipotesi funzionali sul perché il monastero fosse famoso, importante, al centro dell’attenzione di principi e conti, nonostante a Roscigno vi fossero almeno altri quattro monasteri.
Le ipotesi sono state diverse, ma quella più logica che dava senso a tutti gli altri interrogativi è stata confermata poi da una indagine toponomastica e di traslitterazione inversa a vasta scala. La conclusione è stata sorprendente, o meglio la coincidenza dei dati è stata straordinaria. Si tratta di un’ipotesi da verificare con ispezioni archeologiche, ma la nostra è una speranza certa, come diceva San Francesco ai suoi frati quando parlava della santità e della felicità che sono generate dall’umiltà e la benevolenza. Secondo la nostra speranza certa, la storia è stata questa.
Il monastero di Santa Veneranda era funzionale alla sede del viceconte, guerriero e nobile di fiducia del conte di Corleto, probabilmente figlio del conte. In fase di latinizzazione, i viceconti erano presenti nella legislazione longobarda come “ministri comitum” [Goffredo di Crollalanza (1877)], e Roscigno era sede di vicecontea. La chiesa del monastero fu probabilmente anche sede sepolcrale del nobile, cappella palatina, e se non lo fu la chiesa, nei pressi della chiesa, o fuori o dentro il monastero, c’era la necropoli della fara nobiliare, ed il viceconte dovrebbe essere sepolto lì. Mi riferisco al viceconte in modo singolare perché non era un titolo che per diritto veniva trasmesso ai figli. Si trattava di una nomina di fiducia diretta del conte, e poteva essere rinnovata e tramandata anche a titolati di altra fara, o estinta anche dopo la prima generazione, cioè Roscigno potrebbe essere stata sede di vicecontea per una generazione o per diverse, ed i suoi viceconti non è detto che fossero tutti di stessa linea di sangue.
Di certo una contea estesa come quella di Corleto richiedeva decine di vice, e il numero è certamente cambiato con il crescere ed il decrescere della contea, così come molte sedi sono certamente cambiate.
Fatta questa precisazione, resta il fatto che a Roscigno, dalle nostre ipotesi, vi fu almeno una generazione di viceconte, e la sua fara deve aver avuto una propria necropoli nei pressi di Santa Veneranda. Trovare Santa Veneranda sarà trovare la necropoli, e nei pressi si troverà la residenza fortificata del viceconte. Trovare la residenza fortificata vorrà dire trovare il monastero e la necropoli.

MWA Museums sta quantificando l’investimento necessario per le fasi di rilievo topografico e di ispezione archeologica dei siti individuati, previo accordo con i proprietari. Nel frattempo, di un terreno interno all’area si è già individuato il proprietario che ha concesso le ispezioni previste ad Aprile 2025.

References
– Goffredo di Crollalanza (1877), Enciclopedia Araldico Cavalleresca. Prontuario Nobiliare, published by Direzione del Giornale Araldico, Pisa, Italy
– Thomas Allocca (2024), Krunatun. Corleto Monforte nell’alto medioevo longobardo, published by White Oak Arkitecture, Italy

Testo e immagini di Thomas Allocca
founder/director MWA Museums
http://www.whiteoak.it/mwa

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