La via Appia è la strada romana per eccellenza, non a caso fu definita dal poeta Stanzio nel I secolo a.C. come la Regina Viarum. Fu realizzata tra le fine del IV secolo e l’inizio del III secolo a.C. ed è considerata come una delle più grandi opere di ingegneria del mondo antico.
La via Appia collegava Roma a Brindisi e il suo punto d’inizio era situato a Porta Capena nei pressi delle Terme di Caracalla. Originariamente il percorso si interrompeva nei dintorni di Terracina, dove occorreva attraversare un canale lungo diciannove miglia, il Decennovium, per raggiungere il tratto successivo di strada percorribile a piedi.
Fu costruita nel 312 a.C. per volere del censore romano Appio Claudio Cieco, il quale fece ristrutturare ed ampliare la già esistente via che collegava Roma ai Colli Albani, prolungandola sino a Santa Maria Capua Vetere, passando per Ariccia, Terracina, Fondi, Itri, Formia, Minturno e Mondragone. Dopo la sconfitta di Pirro nel 268 a.C., fu estesa fino a Benevento, conosciuta allora come Maleventum. Sempre nel III secolo venne ampliata sino a Taranto e solo verso il 190 a.C. raggiunse il porto di Brindisi, passando per Troia (FG), Canosa di Puglia e Bari.
La strada nasce per agevolare le operazioni militari delle truppe romane dirette verso l’Italiana meridionale durante la seconda guerra sannitica (326 – 302 a.C.), ma contribuì anche ad incrementare il commercio e a diffondere la cultura greca grazie al porto di Brindisi che forniva un collegamento diretto con la Grecia, l’Oriente e l’Egitto. Di fatti nei secoli successivi a Roma si diffusero il teatro, la lingua greca, l’arte e la letteratura ellenica.
Modifiche e miglioramenti furono apportati durante il governo degli imperatori Augusto, Vespasiano, Traiano e Adriano. Durante il governo di Traiano non solo il Decennovium fu bonificato e lastricato ma fu realizzata la via Appia Traiana, una diramazione che attraversava la Puglia e collegava Benevento con Brindisi.
Questo lungo tratto stradale fu, nel corso della storia romana, scenario di guerre e vicende memorabili come quella del 71 a.C. che ebbe come protagonista Spartaco che catturò in battaglia circa 6000 schiavi ribelli e li crocifisse lungo il percorso che mette in comunicazione Roma con Pompei.
Con la fine dell’Impero romano d’Occidente (476 d.C.), terminarono le opere di manutenzione e il tratto stradale cadde in uno stato d’abbandono fin al 1777 quando Papa Pio VI ordinò il restauro delle paludi pontine prima di Terracina. Durante il Medioevo invece l’Appia insieme alla via Traiana si trasformò nella via dei crociati.
Negli anni ‘50 e ‘60 sul tratto urbano dell’Appia Antica furono costruite magnifiche ed imponenti ville, dimora privata dell’alta società romana.
Nel XX secolo, data la presenza di un elevato numero di beni architettonici visitabili ancor oggi a Roma, fu istituito il 10 novembre del 1988 istituito il Parco Regionale dell’Appia Antica che si estende nei comuni di Roma, Ciampino e Marino, in Campania il Parco Regionale Naturale di Roccamonfina – Foce del Garigliano istituito nel 1993 che interessa i comuni di Sessa Aurunca, Teano, Roccamonfina e parzialmente i comuni di Marzano Appio, Conca della Campania, Galluccio, Tora e Piccilli e nel 1997 il Parco Regionale Naturale Monte Aurunci situato nel Lazio al confine tra le province di Frosinone e Latina.
Attualmente ampi tratti sono ancora conservati nel Lazio, in Campania, in Basilicata e in Puglia. Inoltre alcune zone, come nell’Agro Pontino, sono utilizzate per il traffico automobilistico.
Fonti:
– www.viaappiaantica.com
– Susanna Le Pera Buranelli e Rita Turchetti (a cura di), Sulla Via Appia da Roma a Brindisi – Le fotografia di Thomas Ashby 1891 – 1925, Roma, 2003
Autore: Andrea Chiara Grillo
Fonte: www.vesuviolive.it, 12 marzo 2017