Gli indizi sono le migliaia di frammenti di ceramica, appartenenti a cinque tipi di vasellame in tutto, sparse per terra accanto a un pozzo e a piccole celle dove abbondano le tracce di antichi fuochi. Quanto basta per dire che i nuovi scavi davanti al cavallone dorato di Saxa Rubra hanno riportato alla luce una fornace del III-IV secolo d.C.
Proprio accanto ai grossi basoli dell’antica, perfettamente conservata, via Flaminia. E a cinque metri dal poderoso mausoleo d’età augustea scoperto nel 1988 durante i lavori per la nuova sede in riva al Tevere.
Ora la Rai ha il suo tesoro. E s’appresta a trasformarlo in un parco archeologico. Proprio all’entrata del complesso. E aperto al pubblico. Un ingresso monumentale, modello giardino delle antichità, per gli studi televisivi costruiti per i Mondiali di calcio del ’90. Con tanto – prevede il progetto – di luci ad hoc, camminamenti intorno ai resti, cartelli didattici e vetrine (piene di vasi, urne votive, statuette) da piazzare nella portineria trasformata in micro museo. E tutto questo nel contesto del parco archeologico della Flaminia – consolare seconda solo all’Appia per importanza delle vestigia scampate alla distruzione e alla cementificazione – il cui piano urbanistico prevede di ricucire i tratti superstiti della strada con i monumenti di Grottarossa, la tomba affrescata dei casali Molinario, il ponte di Augusto, fino alla villa della moglie, Livia, a Prima Porta. Ma anche di coinvolgere nel viaggio a ritroso nel tempo i viandanti della ciclabile e i pendolari della ferrovia Roma- Viterbo.
“La Flaminia è stata usata fino al XVI secolo” racconta l’archeologa Rossella Zaccagnini. “Poi, quando nessuno ha fatto più la manutenzione dei basoli né delle rive del fiume, le inondazioni l’hanno sepolta. E il tracciato è stato spostato a monte“.
Il fango che gli operai ora rimuovono con pazienza riconsegna anche molti ferri di cavallo, le tracce fortunate dei poveri animali che si azzopparono sulle pietre ormai solcate e sconnesse.
“I romani, invece, avevano fatto marciapiedi in ciottoli e poderosi muri di contenimento. Così la Flaminia non si è mai mossa: un capolavoro di ingegneria“. L’antica consolare prosegue anche nel giardino dei vicini di casa, i ragazzi e i professori dell’Istituto tecnico Calamandrei.
“Con i fondi messi a disposizione dalla Rai” spiega l’architetto della Soprintendenza Maria Gloria Leonetti che, con le archeologhe Daniela Rossi e Paola Quaranta, segue i lavori “scaveremo per riallacciare i due tratti della strada e studieremo una barriera trasparente che permetta di “leggere” il percorso mantenendo la divisione delle due proprietà”.
Il grosso collettore dell’Acea, quasi ultimato dall’altra parte della Rai, permetterà di rimuovere il depuratore della scuola costruito negli anni ’70 proprio addosso al mausoleo. E così anche tutta la geometria dell’architettura romana, proprietà di qualche patrizio abitante in una delle ville sulla collina, potrà essere riportata alla luce.
La soprintendenza archeologica ha un sogno più grande. “Il progetto c’è, ed è del mio predecessore, Gaetano Messineo: demolire il pezzo di via Emery che fiancheggia l’edificio e, realizzate due piazzole, per la Rai e per il Calamandrei, tirare fuori il tratto antico della Flaminia, fino alle rovine dell’edificio riemerso accanto ai binari della ferrovia“.
Fonte: La Repubblica Roma, 11/11/2007
Autore: Carlo Alberto Bucci
Cronologia: Arch. Romana